OMELIE

Ti voglio bene Maria

Omelia di Mons. Ferretti del 21-11-2023

Omelia per il centenario della Mater purissima
Cattedrale, 21 novembre 2023

Carissimi,

in questo significativo centenario, vorrei continuare la riflessione dello scorso ottobre per la solennità della Dedicazione della Chiesa cattedrale, inizio dell’anno pastorale. Nell’omelia immaginavo il colloquio tra Gesù e la nostra Chiesa al pozzo di Giacobbe.   
Stasera piace immaginare, ispirandomi al gesto materno della Vergine Madre che allatta, come la comunità diocesana stia a succhiare al seno di Maria per ricevere non solo esistenza, ma anche il latte della gioia, della fiducia e della bellezza.           
Sì, perché quando una madre allatta, non trasmette solo vita ma sogni ed emozioni, pensieri e speranze. La vita spirituale, infatti, non è estranea alla dimensione del sensibile; santità e umanità, fede e affettività si rafforzano reciprocamente.
La prima attitudine di Maria è la gioia: essere gioiosi perché la Parola di Dio non è mai portatrice di tristezza. Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di buone notizie. Troppo spesso manca la gioia e ci lasciamo contagiare dalla tristezza. Cosa fissano i nostri occhi? Quale è il nostro orizzonte? Dove è la nostra serenità? Se non c’è gioia la fede perde tutta la sua freschezza, non c’è più cordialità tra noi, anche l’amicizia ne patisce. Eppure Dio si ricorda di me, Dio mi ama, Dio mi accompagna, Dio mi aspetta. E questa è la gioia di Maria.
La seconda attitudine di Maria è la fiducia piena in Dio. Ella partorì credendo, credendo concepì. Maria insegna a vivere con fede, la causa principale della nostra beatitudine. Ella, Madre di Dio, ascolta Cristo Parola e agisce in forza dell’ascolto. Infatti, l’altra donna che di mezzo alla folla urlando dice al figlio: beato il grembo che ti ha portato, Cristo risponde: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. Tanto è che alcuni parenti biologici di Gesù non cedettero in lui. A costoro cosa giovò la parentela che li univa a Cristo? E – dice sant’Agostino – così anche per Maria: di nessun valore sarebbe per lei la stessa divina maternità, se Ella il Cristo non l’avesse portato nel cuore. Maria non ha avuto paura del Vangelo e ha accolto Gesù, lasciandolo crescere nel suo cuore; ha accolto il mistero di Dio fatto uomo ed è diventata “figlia del suo Figlio”.  
La terza attitudine di Maria è la bellezza, strada importante per il nostro tempo dal volto sfigurato. Dice sant’Ambrogio: “Il Signore ha cercato per sé non le scuole dei sapienti, bensì il popolo semplice, incapace di contraffare la verità; egli cerca il candore, non vuole l’ambizione. Riconosciamo la delicatezza della vergine che, intemerata nel corpo non meno che nelle parole, meditava nel cuore gli argomenti di fede”. La delicatezza, questa odierna sconosciuta, che per la Madre di Dio è un esempio del suo stile di vita, perché non può esserlo anche per noi, particolarmente per la donna odierna? Perché la predominante esibizione mediatica del proprio corpo che spalanca le porte all’ambiziosa carriera? Oggi più che mai, in un tempo che ha scosso il riferimento alla ragione, riappare opportuna la luce della bellezza mariana come prospettiva del nostro millennio. Maria, che non ha mai abbandonato questo mondo salendo al cielo, con la sua presenza non disdegna di contagiare con la sua bellezza il volto triste dell’uomo contemporaneo. La bellezza confina sempre con la bruttezza e siamo certi che colei che è Madre della famiglia umana è accanto ad ogni uomo che spesso reca segni di violenza e di morte. Ella nonostante le stimmate laceranti della storia invita a pensare che il volto umano è redento e non è mai solo brutto. Come ricorda Nilo di Ancira: “La prima donna conobbe l’arte di tessere gli abiti che noi vediamo, per coprire con essi la visibile nudità dei corpi. La seconda, cioè la Madre di Dio, mostrò tale sapienza ed esperienza nell’arte della tessitura che con la lana dell’Agnello da lei generato rivestì tutti i credenti con vesti di incorruttibilità”.   
Cari amici, il centenario della Madre purissima diventa per la nostra Chiesa un invito a migliorare qualitativamente nella gioia, nella fiducia e nella bellezza il rapporto con lei e, di conseguenza, con Gesù e quindi con il mondo circostante. Accogliamo l’invito di sant’Ambrogio perché in ciascuno sia l’anima di Maria a ringraziare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio; non perché la voce dell’uomo gli possa aggiungere qualcosa, ma perché egli è magnificato in noi. La Madre Maria ha portato Gesù nel seno, noi portiamolo nel cuore. La Vergine era gravida del Cristo fatto carne, i nostri cuori lo siano della fede in Cristo. La Vergine ha partorito il Salvatore, noi partoriamo la lode. Non siamo sterili, siamo fecondi di Dio” (cf. sant’Agostino).

Ti voglio bene, Maria
non perché ho imparato a dirti così, non perché il cuore mi suggerisce questa parola.
Ti voglio bene,
perché sei entrata nella mia vita
dove nessuno poteva entrare
quando nessuno poteva aiutarmi
ogni qualvolta nessuno poteva consolarmi.
Oggi ti guardo
e nel tuo volto leggo la risposta, nelle tue parole la spiegazione, nel tuo amore la soluzione.
Dammi di esserti grato nel tempo che mi rimane,
Di questa bellezza che hai versato su di me, e mi ha costretto a dirti: ti voglio bene.