OMELIE

Messa Crismale

Omelia di Mons. Ferretti del 27-03-2024

Eccellenza cara, cari Fratelli,

questa messa crismale ci vede uniti in questo rito bellissimo di benedizione degli oli santi che diffonderanno nella nostra diocesi il profumo della misericordia del Signore. Ci riuniamo nel cuore di questa Settimana Santa – la mia prima in terra di Capitanata – per rinnovare le nostre promesse sacerdotali. Quanti anni fa abbiamo pronunciate per la prima volta questo “Si, lo voglio”? cinque, dieci, venti, cinquanta?

Vuoi tu conformarti intimamente al Signore, rinunciando a te stesso? Vuoi tu essere un fedele dispensatore dei misteri di Dio? Vuoi tu essere obbediente? Vuoi lasciarti guidare non dai tuoi interessi, ma dall’amore per i fratelli? Così ci venne chiesto. “Si, lo voglio”, fu la nostra risposta. Quanto coraggio, quanto entusiasmo giovanile ci vuole per assumersi un carico così tremendo, definitivo.

Ma oggi dopo tanti anni, ancora crediamo possibile questa sequela. Ancora ci arde il cuore quando proclamiamo il Vangelo e lo spezziamo per i fratelli. Ancora trepidiamo e ci stupiamo quando nelle nostre mani fragili, di peccatori, il pane diviene corpo di Cristo, il vino si transustanzia in sangue. Che immenso dono, che grande chiamata abbiamo ricevuto noi umili servi nella vigna del Signore. Quanta gratitudine nel mio cuore quando penso a tutto questo.

Il nostro nome un giorno fu pronunciato dal Signore. Sulle rive del mare di Galilea, tu, io, noi, siamo stai chiamati per nome: “Vieni, lascia tutto seguimi, prendi la tua croce, ti farò pescatore di uomini, sarai mio amico, e io sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo”. Questo ha sussurrato al nostro cuore Gesù il Maestro. E noi lo abbiamo seguito.

Deus mihi dixit!”. Il Signore mi ha parlato. Un giorno anche a noi il Signore parlò, ci invitò in questa famiglia, in questo presbiterio, per stare con lui e per inviarci a scacciare i demoni, a rimettere i peccati. Questa è la gioia e la memoria di questa notte, di questa santa liturgia.

Queste nostre mani umili, sono state unte, lavate col crisma, e noi misteriosamente siamo stati resi santi per il popolo.

Facciamo in questa eucaristia memoria di quel giorno e anche di quel nostro vescovo che ci ha unto le mani. Per questo vorrei innanzitutto ricordare con affetto i vescovi che mi hanno preceduto su questa cattedra, in particolare il Cardinal de Giorgi, Mons. Tamburrino, Mons. D’Ambrosio e mons. Pelvi.

Preghiamo per loro: che il Signore dia loro salute e faccia loro sentire la nostra amicizia e preghiera. Preghiamo anche per Mons. Casale da poco in cielo, per la beatificazione di Mons. Farina e per tutti i pastori che ci hanno preceduto.

Preghiamo per i nostri fratelli sacerdoti che ci hanno preceduto nell’incontro con il Signore e che oggi vivono la liturgia del cielo e contemplano il volto dello sposo. Che anche noi possiamo alla fine di questo pellegrinaggio terreno presentarci al tribunale di Cristo, peccatori ma salvi per grazia e perché avremo saputo riconoscere e accogliere Cristo nel povero.

Ricordiamo i sacerdoti malati, visitiamoli e preghiamo per la loro guarigione.

Gesù, il Sacerdos Magnus, entra nella sinagoga di Nazareth, si alza, cerca nel rotolo e legge il passo del profeta Isaia al capitolo 61:” Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.

Questo è il semplice a grandioso programma. Siamo stati consacrati non per la nostra gloria. Non per essere diversi, migliori, superiori agli altri, ma per servire. Un vescovo e un sacerdote senza il popolo di Dio sono nulla.

Scrive Papa Francesco nella messa crismale del 2013: “Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. La gente ci ringrazia perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell’Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: “preghi per me, padre, perché ho questo problema”, “mi benedica, padre”, “preghi per me”, sono il segno che l’unzione è arrivata all’orlo del mantello, perché viene trasformata in supplica, supplica del Popolo di Dio. Quando siamo in questa relazione con Dio e con il suo Popolo e la grazia passa attraverso di noi, allora siamo sacerdoti, mediatori tra Dio e gli uomini”. 

Siamo stati consacrati per portare ai poveri il lieto annuncio. “La Chiesa è di tutti ma in particolare dei poveri”. Così diceva papa Giovanni XXIII, l’11 settembre del 1962, alle soglie del Concilio vaticano II.

La Chiesa è in particolare per le famiglie e i soli che non arrivano alla fine del mese. La Chiesa è per visitare e portare i sacramenti ai malati.

La Chiesa è per i carcerati, per gli anziani soli, per coloro che dormono per strada. La Chiesa è per accogliere e integrare i nuovi italiani. Quanti, tristi, sbandati perché lontani dalla famiglia, hanno bisogno di una casa e nelle nostre parrocchie la devono trovare. Ringrazio la Caritas diocesana, le Caritas parrocchiali, quanti nelle parrocchie e nei movimenti si prendono cura degli ultimi, dei piccoli, ma dobbiamo fare di più. Il Signore ci invia non solo a servire i poveri ma anche a portare loro il lieto annuncio. Dobbiamo cercare, avvicinare, annunciare, integrare nelle nostre comunità parrocchiali. Invitare a pregare con noi gli immigrati cattolici, i cristiani, sono nostri fratelli nella fede, ma anche coltivare il desiderio talvolta appena espresso di conoscere il Signore Gesù, e battezzare.

Un fatto mi ha sempre colpito moltissimo nel Vangelo di oggi: È Gesù stesso che legge il brano di Isaia, ma si ferma prima della conclusione. Questa profezia – come abbiamo ascoltato nella prima lettura – termina con la proclamazione del “giorno di vendetta del nostro Dio”. Ma Gesù sceglie di non leggere questo passaggio, si ferma prima.

Non c’è vendetta, castigo, condanna di Dio nella profezia nuova di Gesù. Il suo è il Vangelo della Misericordia, del perdono, della Compassione. Questo, fratelli, siamo chiamati a vivere. Misericordia, perdono, accoglienza. Una Chiesa gentile, sacerdoti gentili e simpatici, che si ingegnano di includere tutti, di non escludere nessuno. La vendetta, la condanna, il giudizio, sono cancellati dalla Misericordia di Gesù. Misericordia – vuole Gesù da noi – non sacrifici.

Una Chiesa che non condanna e perdona. Scrive nel 1993 don Pino Puglisi “Amore significa preoccupazione per la sofferenza degli altri, il saper perdonare e comprendere gli errori degli altri. Noi dobbiamo perdonare gli altri perché siamo stati perdonati; Dio ha verso di noi una grande generosità, per cui continua a donarci sempre il perdono”.

Sorridiamo sempre, a tutti; siamo allegri anche nelle difficoltà, accogliamo, benediciamo senza condizioni. Come per Gesù, anche su di noi sono fissi gli occhi di tutti. Gli occhi del popolo, gli occhi degli ultimi, gli occhi dei peccatori sono fissi su di noi. Perché scelti dal Signore, unti, amati da lui, un sentimento di simpatia e misericordia ci pervade il cuore. Una grande simpatia per Foggia, per la sua gente, per i poveri, sentiamo in questa settimana santa 2024.

E questa simpatia, questa misericordia di Dio, che consacra gli oli santi per lenire le ferite, per battezzare, per confermare nella fede i fratelli.

E amiamoci! Fratelli, amiamoci sinceramente. Siamo tutti poca cosa, siamo fragili, quanto facile è vedere il peccato nel fratello, ma il Signore ci ha costituito in un presbiterio. Una famiglia in spirito, e “ciò che nasce da Spirito è Spirito!”. Questo ci unisce, lo Spirito e l’unzione, nessuno mai potrà separarci, nessuno mai potrà separarci dall’amore di Cristo!

E voi sorelle e fratelli presenti, pregate per noi, vogliateci bene. Siamo anche noi peccatori, ma siamo costituiti per voi, per servirvi e servire la Chiesa. E pregate anche per me. Io prego per voi.

Insieme possiamo fare molto. “Oggi è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato”. Così dice Gesù. Io sento la freschezza dell’alba di un tempo nuovo. Coltiviamolo, insieme curiamolo. Insieme, uniti, senza divisioni tra noi, possiamo molto, possiamo cambiare, dare speranza.

E in questo tempo così difficile per il mondo, preghiamo per la Pace. Pace tra noi e pace in tutte le terre.

La Madre di Dio, da noi venerata con fede, ci proteggerà. E per sua intercessione il Signore sosterrà il nostro cammino. Amen