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La Parola della Domenica - VII Domenica Tempo Ordinario

Riflessioni sulle letture bibliche della liturgia domenicale a cura di Padre Valter Arrigoni, monaco diocesano

(pubblicato il 20-02-2011)
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Siamo ancora sul monte delle beatitudini e stiamo ascoltando la viva voce di Gesù che ci parla del suo programma. E' il discorso programmatico del cristianesimo. Come abbiamo sentito domenica scorsa Gesù non è venuto ad abolire la Legge che Dio ha donato al suo popolo ma per darle compimento. Cioè per farcene cogliere il cuore. La sezione di queste due  domeniche viene definita dagli esegeti “la sezione dei ma” perchè ogni pensiero è diviso in due parti: la prima parte consiste nella ripetizione dell'antico comandamento e la seconda parte viene introdotta dalla frase “ma io vi dico” eci dice esattamente il cuore della Legge, quello che Dio vuole da noi. Percè il luogo del giudizio di Dio, la radice di ogni nostro agire, la fonte del fiume delle azioni è il cuore. Se il cuore è marcio l'acqua che ne scatirusce non è salubre, non è fresca, non  è buona, non la possiamo bere né far bere agli altri, per questo Gesù si arrabbia con gli scribi ed i farisei del suo tempo perchè pensano solo all'agire, a quello che appare allìesterno e non al cuore. Non si impegnano assolutamente in un cammino di conversione, nella fatica della santità, nell'umiltà di sentirsi peccatori. Ci sono due parabole di Gesù che ci fanno chiaramente capire il suo pensiero. Una è quella del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio per pregare. Il fariseo si pone subito davanti al Signore ed elenca le sue virtù, i suoi meriti, le sue opere buone. Paga le tasse, è fedele alla Legge, non si  mschia con i peccatori, con gli altri arriva alla conclusione della sua preghiera volgendo lo sgaurdo verso il pubblicano, il peccatore ed affermando “per fortuna non sono come quel peccatore” e ne elenca davanti a Dio i peccati. Dal canto suo il povero pubblicano, il peccatore pubblico, non osa neppure sollevare lo sguardo. Cosciente del suo limite, dei suoi peccati, la sua preghiera è un'umile riconoscimento del suo essere indegno di essere lì, la sua preghiera è la richiesta del perdono, la sua preghiera è lo stupore per l'infinita misericordia di Dio. Al termine del racconto, della parabola, Gesù chiede agli ascoltatori chi dei due è stato ascoltato dal Padre e ci dice che “mentre il fariseo torna inascoltato, il pubblicano ha trapassato i cieli ed ha conquistato il cuore di Dio”. L'altro richiama che ci illumina sulla Parola di questa domenica è quando Gesù si rivolge ai farisei chiamandoli “sepolcri imbiancati che fuori sembrate belli, nuovi, puliti e dentro siete pieni di ossa marce, cioè di male, di peccato, di scandalo agli occhi di Dio”. Questa settima domenica del tempo ordinario ci viene presentato il cuore del cristianesimo, sell'essere come Dio vuole. Scrive san Giovanni Crisostomo che oggi ci viene mostrato il vero cuore di Gesù, il suo volto, quello che dobbiamo imitare cioè l'amore che diventa misericordia, perdono, dono della vita per l'altro. “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Gesù ci ha dato il modello e la misura di questo morendo in croce per noi peccatori. Inoltre queste parole ci richiamano la parola del libro del Levitico che troviamo nella prima lettura. YHWH a Mosè chiede di ripetere al popolo “siate santi perchè io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. Gesù ci ostra il nuovo comndamento, quello dell'amore che si dona totalmente, dicendo: “voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. All'inizio del terzo millennio il papa Giovanni Paolo II ha scritto un'enciclica dal titolo “Duc in altum” chiedendoci il coraggio della fede, la testimonianza della speranza, il calore della carità. Questa domenica Geasù ci pone davanti come misura la misura stessa della santità e della perfezione del Padre. Non cerchiamo di abbassare le vetta alla quale stiamo salendo ma chiediamo il dono dello Spirito, della forza di Dio per affrontare l'ardua scalata. Saliamo insieme consienti di essere tutti fragili e peccatori, bisognosi della misericordia di Dio. Come diciamo in ogni Messa “Signore non sono degno … ma di' soltanto una parola ed io sarò salvato”, sarò  condotto a te su ali d'aquila.



 



 



Padre Valter Arrigoni



monaco diocesano