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La Parola della Domenica - IX Domenica del T.O.

Riflessioni sui brani della liturgia domenicale a cura di Padre Valter Arrigoni, monaco diocesano

(pubblicato il 06-03-2011)
Immagine di La Parola della Domenica - IX Domenica del T.O.




E’ la quinta domenica consecutiva che ci viene riproposto il discorso della montagna. E’ importante sottolineare che questa scelta viene posta proprio all’inizio del tempo ordinario, tempo di conversione umile, faticosa. Nel linguaggio liturgico il tempo ordinario non è un tempo forte come si dice dell’Avvento e della Quaresima ma questo non significa che non è tempo di Dio, di conversione, di impegno a cambiare la direzione della vita. Gesù in queste cinque domeniche è sceso nel profondo del nostro cuore per allargarlo, scavarlo, fare del cuore il terreno della fede, della vita credente. Ci ha posto di fronte le posizioni dei “credenti” che non gli lasciano però lo spazio per agire. All’inizio ci ha messo in guardia dall’atteggiamento ipocrita, falso, esteriore degli scribi e dei farisei chiedendoci di non accontentarci dell’apparire ma di essere. Solo se siamo suoi nel profondo della vita possiamo godere dei frutti che ci sono stati promessi nelle beatitudini cioè la pace, la vita, la giustizia, il paradiso, Dio stesso dentro di noi e noi dentro di lui. le letture di questa domenica riprendono questo tema. Gli altri atteggiamenti verso i quali siamo stati messi in guardia da Gesù sono quelli dei pubblicani e dei pagani cioè di coloro che negano Dio o almeno gli chiudono la porta in faccia quando vuole entrare nella vita di ogni giorno, negli ambiti del lavoro e dell’economia, oggi aggiungeremmo anche della politica, dove solo la persona può e deve decidere. Ci preoccupiamo del domani, del mangiare, del bere, del vestire come se Dio non esistesse e non si prendesse cura di noi. Certo che vedendo le immagini che ci vengono dai paesi della povertà, della morte per fame dei bambini, dei campi di concentramento ci viene da chiederci “dove è Dio?”. Eppure queste immagini ci devono portare a chiederci “dove è l’uomo?”. “Dove è il credente?”. “Dove sono io?”. Perché Dio ha lasciato il suo popolo, ognuno di noi perché attraverso la carità, attraverso il dono all’altro, attraverso l’ascolto e l’attenzione al prossimo nessuno fosse povero. Sono io lo strumento di Dio perché ad ogni uomo sia garantito il mangiare, il bere, il vestire. Io sono, e questo lo vuole Dio stesso, le sue mani, i suoi occhi, le sue orecchie per ascoltare ed aiutare il fratello affinchè non arrivi alla bestemmia per colpa della sua miseria. La Parola di Dio di questa domenica ci richiama alla fedeltà alla Parola ascoltata, capita, amata e messa in pratica. Parola che “dobbiamo portare nel cuore e nell’anima, legarla alla mano come un segno e tenere come un pendaglio fra gli occhi”. Addirittura Dio maledice coloro che non ascoltano e  non seguono la sua Parola ma preferiscono altri idoli, altre divinità che non sono Lui. Gesù nel suo Vangelo ci pone davanti due uomini, uno saggio ed uno stolto. La differenza fra le due posizioni, fra la saggezza, la santità e la stoltezza, il male ed il peccato consiste nell’ascoltare e nel mettere in pratica la sua Parola. A tutti e due gli uomini accadono le stesse cose: “ cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa”. La vita è uguale per tutti,credenti e non. Le cose della vita, belle e brutte, sono le stesse per tutti gli uomini. La differenza consiste nel sapere la volontà di Dio e nel metterla in pratica, nel farla, nell’essere suoi ogni giorno, in ogni situazione, in ogni momento. Questo ci chiede Gesù alla fine del viaggio nel profondo del cuore. Questa parole sono poste alla fine del viaggio. Essere come lui vuole. E come lui vuole ci è detto ogni giorno, in ogni momento nella sua parola. Dio ha parlato ad ogni uomo e le sue parole sono chiare e comprensibili a tutti. La difficoltà è vincere le nostre abitudini, la mentalità secondo il mondo che ha preso posto nel nostro cuore e nelle nostre scelte. La carità, ci insegna il nostro Arcivescovo è per noi eredità ed impegno. Eredità che abbiamo dal passato ma prima ancora dalla Parola di Dio sulla quale si fonda la nostra vita ed impegno nell’oggi di rendere visibile l’amore di Dio per ogni uomo.