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La Parola della Domenica - Domenica della Passione di Cristo

Riflessioni sulle letture proposte dalla liturgia domenicale a cura di padre Valter Arrigoni, monaco diocesano

(pubblicato il 17-04-2011)
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Siamo arrivati alla fine del cammino della Quaresima. Entriamo nella settimana santa attraverso la porta trionfale di Gerusalemme, la Porta Bella, la Porta d’oro. Gesù raggiunge in questo momento il punto più alto della sua gloria umana. Da qui in poi tutto lo porterà alla passione e morte nell’attesa della sua risurrezione. Ci sono diversi protagonisti in questa pagina del Vangelo che noi prendiamo nella redazione di San Giovanni. Gli Apostoli orgogliosi di essere i discepoli di quest’uomo osannato dalle folle come re di Israele. L’asino, infatti, nella tradizione ebraica è la cavalcatura del re e non è un segno di umiltà scelto da Gesù Cristo, ma è il segno della sua regalità vera e reale. La folla osanna Gesù Cristo nel ricordo del miracolo della risurrezione di Lazzaro, come sottilmente osserva Giovanni. Occorre sempre stare attenti alla fede che si basa sul sensazionalismo, sui miracoli, sui prodigi sulle cose misteriose e inesplicabili. Possono essere la risurrezione di Lazzaro o il profumo di Padre Pio o l’immagine della Madonna in una nuvola a Medjugorje nel nostro tempo. È interessante da questo punto di vista vedere come in un tempo in cui si rifiuta Cristo, il suo insegnamento e la sua Chiesa, si va alla ricerca del sensazionale, del misterioso, del fantastico, dell’incomprensibile anche nelle trasmissioni più banali della televisione. Nascosti in mezzo alla folla o un poco in disparte troviamo i capi del popolo di Israele, i sacerdoti, i farisei, i sadducei e gli scribi. Pieni di livore, di odio verso Gesù, hanno seguito come ombre di morte tutti i suoi passi della vita pubblica, quella degli ultimi tre anni. Spesso nei vangeli troviamo l’espressione “Fecero questo per metterlo alla prova, per poterlo condannare a morte”. Anche davanti alla risurrezione di Lazzaro, ci racconta Giovanni “In quel momento decisero che doveva morire”. L’odiavano perché nella sua predicazione e nel suo modo di vivere traspariva chiaramente cosa voleva dire essere uomo di Dio, secondo la legge di YHWH. Gesù stesso diceva infatti: “Non sono venuto ad abolire la Legge, ma a darle pieno compimento”. Questi uomini di religione vivevano invece continui compromessi con il potere romano e con se stessi pur di garantirsi l’autorità sul popolo e l’ultima parola in ogni decisione. Quello che Gesù faceva e diceva andava anzitutto contro di essi e per questo lo eliminarono. Gli ultimi tre protagonisti del giorno del trionfo a Gerusalemme sono Gesù stesso, Dio Padre e l’autorità romana. Gesù sembra quasi subire quello che accade. In fondo potremmo dire che quasi con sguardo ironico gli è chiaro che tutto questo è un breve momento. Eppure, si offre alla gente per darle quello che la gente in quel momento chiede, desidera, cerca, vuole. Dio Padre dall’alto dei cieli contempla quest’ultimo momento della gloria umana del figlio. Il Padre ha già consegnato il figlio nelle mani di coloro che lo uccideranno per la salvezza di tutta l’umanità. Solo quando il Figlio si sarà completamente annullato nella morte, Dio interverrà con tutta la sua potenza per risuscitarlo e rivelarlo a noi non solo come uomo meraviglioso, ma come Dio incarnato morto e risorto per noi. L’autorità romana guarda a distanza, non interviene. Pilato, il procuratore romano, entrerà in scena il Venerdì Santo con un processo che Giovanni descriverà come il processo fatto da Gesù a Pilato. Processo nel quale appare tutta la grandezza di Gesù, la sua regalità, la sua dignità, la sua sapienza, mentre Pilato apparirà come un meschino funzionario dello stato. Domenica delle Palme viene letto per la prima volta il racconto della passione di Gesù Cristo che verrà riascoltato il Venerdì Santo. È il cuore della nostra fede, è il nucleo centrale della stesura dei vangeli. Riprendendo il discorso di San Pietro la mattina di Pentecoste, troviamo che anche il primo annuncio, il kerygma cristiano era strutturato fin dall’inizio nell’annuncio della passione,  morte e risurrezione di Cristo. In fondo questo sguardo ottimista, ben cosciente della risurrezione lo ritroviamo in tante tradizioni devozionali e popolari che vedono nella processione delle Palme una esaltazione di fiori e di colori. Non ultima in questo senso di speranza è l’abitudine di regalarsi rametti di ulivo, le palme, e fare pace con coloro che si sono allontanati da noi.



Padre Valter Maria Arrigoni



monaco diocesano