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Verso il III Convegno Ecclesiale Regionale (S.Giovanni Rotondo 27-30 aprile)

Intervista a mons. Pietro Maria Fragnelli, presidente dell’Istituto Pastorale Pugliese

(pubblicato il 20-04-2011)
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L’Istituto Pastorale Pugliese (IPP) è un organismo di comunione, di studio e di servizio promosso dalla CEP. Esso ha curato in questi anni, il cammino preparatorio e gli studi orientativi all’ormai prossimo convegno ecclesiale regionale. In vista dell’importante assise che vedrà coinvolti i rappresentanti delle 19 diocesi pugliesi, abbiamo rivolto alcune domande a mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Castellaneta e presidente dell’Istituto Pastorale Pugliese.



Qual è il compito più urgente che l’Istituto pastorale pugliese deve affrontare?

“Il compito istituzionale ricevuto dalla Conferenza episcopale pugliese è di coordinamento delle attività pastorali dell’intera regione. Siamo consapevoli che oggi le problematiche e le prospettive della nostra gente non siano circoscrivibili dentro aree giuridiche predeterminate, appartengono a tutto il territorio. Perciò è richiesta la collaborazione dell’istituto perché porti ad attuazione le linee comuni per la crescita pastorale ma anche anche per approfondire temi quali la solidarietà, l’evangelizzazione, la formazione permanente di sacerdoti e laici”.



Qual è la definizione ideale di laicato nella Chiesa e nella società?

“Il tema laicato parte dal battesimo, il popolo di Dio che riceve fisionomia dall’appartenenza a Cristo. Il laico è una persona pienamente consapevole dell’appartenenza a Cristo e alla comunità. È nella Storia senza essere della Storia. È nella Storia con le sue responsabilità, i suoi pesi e anche le sue risorse, ma è cittadino, membro di un mistero di Amore che è il Regno di Dio”.



La fede non può essere vissuta solo nell’ambito parrocchiale. Come educare a essere non solo fedeli ma anche testimoni della propria fede?

“È importante valorizzare i grandi testimoni che costellano la nostra realtà ecclesiale. Dobbiamo dire che purtroppo abbiamo la memoria corta. Io pensavo in questi giorni di celebrazione dell’Unità d’Italia a quanti uomini e quante donne con la loro santità di vita hanno vissuto in senso unitario questo abito bello della nostra patria. Questo è il primo percorso da illuminare e far presente ai giovani. Molti centri culturali si stanno impegnando in questo senso. Poi è necessario pensare a esperienze costruttive come il volontariato a servizio dei disabili, degli emarginati, degli immigrati. Le nostre comunità dovrebbero essere attrezzate per far fare ai giovani queste esperienze. Non bastano le idee, se non vengono tradotte in pratica.E poi, terzo punto, considerare che la testimonianza non è un evento solitario, il Vangelo vissuto genera sempre comunione per migliorare il mondo che abbiamo ricevuto”.



Dinanzi alle famiglie poco presenti, cosa può fare la comunità per insegnare ad accogliere il Vangelo?

“Trasformare le famiglie da fruitori a soggetto attivo nella Chiesa e nella società è la grande sfida. La pastorale è sensibilizzata continuamente ad accompagnare le giovani coppie che vivono il momento più delicato per l’acquisizione di sicurezza del percorso. Siamo certi che, se correttamente accompagnate dal calore della comunità, sono realtà che possono superare i problemi psicologici, medici, pedagogici, spirituali che devono affrontare. Se cresce l’attenzione sicuramente le famiglie diventano soggetti attivi per la trasmissione della fede sia verso i figli sia nella presenza operosa che migliora il tessuto sociale. Noi abbiamo grandi speranze. Le proposte attuali sono scoraggianti, tendono all’individualismo non alla famiglia, siamo vittime di una “corrente fredda” che impone modelli individualistici. Siamo invece convinti che ogni comunità familiare, sostenuta nella sua missione, diventa una grande risorsa. Aldo Moro dopo la seconda guerra mondiale diceva che la famiglia è riserva di tutti i valori cui può attingere lo Stato”.



In che misura e in che modo le famiglie pugliesi partecipano alla vita ecclesiale?

“Non è facile dirlo, ma da noi si registra una partecipazione cospicua delle famiglie. E questo è un fenomeno che ci fa dire ancora che la famiglia pugliese è piena, capace di educare attraverso il percorso parrocchiale. Certo, avvertiamo i limiti, non basta la scuola e i sacramenti. Avvertiamo il desiderio di rendere la famiglia sempre più protagonista, per questo si stanno moltiplicando i percorsi di spiritualità familiare che rappresentano un’educazione continua alla missione. Queste proposte vanno incoraggiate, sia che provengano da aggregazioni come l’Azione cattolica sia che si tratti di nuove realtà come i Focolari, il Rinnovamento dello Spirito, i Neocatecumenali. La Chiesa di Puglia avverte l’urgenza di camminare con i piedi e con la testa delle comunità familiari, sostenute da tutti i percorsi di provocazione alla crescita”.