OMELIE

Da viva a vivente

Omelia di Mons. Ferretti del 10-11-2016

In memoria di Alba Mazzeo
La domanda che i farisei pongono a Gesù è bella e significativa; anche se va corretta e purificata. Quando verrà il Regno di Dio? Dietro questo interrogativo dobbiamo riconoscere un desiderio giusto, ben presente nella nostra vita. È il desiderio di un incontro con Dio che compia la nostra esistenza e dia felice compimento alla storia umana, nella giustizia e nella pace.
Quando verrà il Regno di Dio? Gesù risponde: «È in mezzo a voi». Più che atteso, Dio va cercato. Non si tratta di attendere qualcosa, ma di relazionarsi con Qualcuno che è già presente. Dio è dentro di noi e, perciò, lo riconosciamo in mezzo a noi. 
Il Signore era dentro la vita bella e significativa di Alba; in lei abbiamo sperimentato che Dio è già in mezzo a noi, non in modo da attirare l’attenzione, ma come germoglio di una nuova terra. La vita dipende da altro. Ha un altro fondamento, non in se stessi, ma in Dio e nell’assunzione, da parte nostra, del suo modo di essere e di agire, contrassegnato dalla condivisione e dall’offerta di sé. 
Alba da viva ora è vivente, perché ha saputo operare nel nascondimento e nell’umiltà profonda scelte di vita e non di morte. Per lei la risurrezione è iniziata già sulla Terra, trasformando con il suo disinteressato amore ai deboli, ai poveri, agli indifesi, agli umiliati, la realtà ingiusta di tutti i giorni. Chi si lascia toccare quotidianamente dall’amore di Cristo comincia a risorgere a vita nuova. Ciò implica che la mente cessi di identificarsi con lo spazio/tempo per aprirsi all’infinito. L’eterno non è un tempo che non finisce mai, ma una intensità di amore seminato in noi con il battesimo.
Domenica scorsa era mezzogiorno e suonavano le campane a festa quando ho incontrato Alba e con lei mi sono trattenuto oltre un’ora nella preghiera. Direi, quasi, un’ora di adorazione dinanzi al mistero di Dio che da viva stava plasmando Alba in vivente. 
Ho sperimentato la forza della sua fede, la certezza di un abbandono assoluto alla volontà di Dio. Era serena, fiduciosa, con uno sguardo sorridente e attento che dava consistenza alle parole. Sul volto leggevo la nobiltà della sua anima; il suo immenso soffrire aveva fatto cadere ogni paura. Eravamo in tre: Gesù eucaristia, Alba ed io.
Mentre ero inginocchiato dinanzi all’ostia, ella stringeva le mani oranti. Gli ripetevo: «il Vivente è in te; tu sei il Regno di Dio venuto in questo mondo». Mi ripeteva: «offro me stessa per la mia famiglia, per la Fondazione e i miei anziani, per la Chiesa di Foggia e quella della Guinea». 
Il tempo si era fermato dinanzi ad un volto luminoso, dentro cui ci si poteva specchiare e riposare. Una quiete aleggiava nella stanza e mentre sorseggiava qualche goccia d’acqua lodava il Signore per il bene che le aveva permesso di realizzare nella semplicità e autenticità dei piccoli gesti. Abbiamo avvertito quasi un fruscìo di Paradiso, mentre Alba respirava nella leggerezza della grazia divina. Il colloquio interrotto dal loquace silenzio era premessa ad una più chiara comunicazione della sua esperienza di credente.
Tramite lei parlava una concreta saggezza, che per me diventava speranza, perché i suoi esempi potessero manifestarli anche altri, non per interessi umani ma per la gloria di Dio.
Alba, una donna, una moglie, una madre che è stata segnata e toccata dallo stupore di un Dio, per il quale e nel quale tutto è diventato possibile, anche l’impossibile. E alla sua testimonianza, per grazia e solo per grazia, Dio ha voluto affidare tanto amore alla nostra Chiesa, dove con generosa dedizione e instancabile passione, è diventata fedele custode, rendendola più bella e santa. Sono maturati, così, piano piano, in coloro che l’hanno incontrata, sentimenti di coraggio, fedeltà, determinazione e gioia. Per Alba la fede doveva essere visibile, anche se dietro c’era uno sfibrante ma sapiente lavoro. Sapeva bene che Dio non inganna, ma consolava la sua vita…una pagina bianca dove il Signore ha scritto meraviglie di condivisione, aiuto, ospitalità. Alba non mi ha chiesto di capire o di spiegare la volontà di Dio, ma ha chiesto a Gesù la luce e l’aiuto per compierla…
Come è diversa la morte di chi si abbandona al destino rispetto a chi si abbandona a un Dio che è Padre.
Come Maria, ella non stava “sotto” la croce, ma “presso” la croce, per consumare il sacerdozio del cuore, ferito dalla lancia invisibile della malattia.
Ecco come amano le donne di Dio.