OMELIE

Servi della Vita, annunciatori della Verità

Omelia di Mons. Ferretti del 12-11-2016

Mandato diocesano per i Catechisti e Operatori pastorali

Ascoltando il Vangelo, stasera potremmo subito andare con il pensiero agli avvenimenti che chiuderanno il tempo della storia. Invece, a partire dalla certezza del suo ritorno glorioso, il Signore invita a fissare lo sguardo sul vissuto quotidiano. Guardiamo al presente con gli occhi di Gesù. Nei versetti che precedono il brano evangelico ascoltato, Luca racconta della vedova che pone nel tesoro del tempio solo due spiccioli. Gesù, alzando gli occhi, vede il gesto della donna, l’ammira perché offre se stessa, tutto ciò che aveva per vivere. Al contrario, gli altri ammiravano le belle pietre e i doni votivi che ornano il tempio, di cui non sarà lasciata pietra su pietra. Ciò che rimane è solo ogni atto di amore; il resto andrà distrutto.
Nell’esperienza umana, il cristiano non deve lasciarsi ingannare dalle novità che attirano l’attenzione, né sconvolgersi per le previsioni di chi pretende di conoscere il futuro.
Anche noi, operatori pastorali, potremmo respirare inganno e malevolenza nel servizio ecclesiale. Quanti di noi si presenteranno come possessori della verità? Falsi profeti che imitano Gesù molto bene, scimmiottando le parole e i gesti? Quanti usurpano il titolo di Gesù, imponendo il loro “io sono”? Quanti vogliono essere seguiti come maestri e non discepoli dell’unico Signore? Il comando evangelico è: «non seguiteli»!  
Saper dire di no a coloro che pretendono di avere la sicurezza della volontà di Dio. Diffidate da chi usa la Parola di Dio per ingannare i figli di Dio. Non sono i nostri progetti di parrocchia o di gruppo, anche i più santi, a dover attrarre l’attenzione, ma il Signore che viene; anzi, che è già venuto; il suo Regno è tra noi.
Ciò richiede la sapienza del discernimento per distinguere l’importanza di ciò che è urgente e le decisioni da prendere in situazioni importanti. 
Lo sappiamo bene: le cose urgenti sono ambigue e si presentano sovente come importanti; talora sembrano necessarie e tendono a condizionare la giornata del prete. Sono gli affari che toccherebbero ai laici, ma questi non ci sono o non se ne occupano. Talora le cose urgenti sono anche gratificanti e inducono a credere che il ministero viva la vita delle cose urgenti…
Il discernimento spirituale e pastorale è l’arte di saper distinguere le cose importanti fra le urgenti; è l’arte di recuperare il respiro della libertà dalla pressione delle cose e delle persone, per metterle al servizio della missione e della fedeltà a Dio. Guardando a Gesù, il quale non si lascia portare dall’onda della folla. La volontà di Dio non sta nella folla. Occorre, allora, la capacità di restare nel giusto mezzo, di avere equilibrio anche nei sentimenti, in modo tale che le realtà di Dio vengono vissute con costanza, con prudenza, non in una fantasmagoria di sentimenti che facilmente cedono davanti alla durezza delle delusioni.
Forza e amore non bastano se la situazione è particolarmente complessa: occorre il discernimento perché ci si può buttare, donarsi, magari esaurirsi senza ottenere alcun risultato. Essere saggi significa discernere i tempi, i luoghi, i momenti, conoscere l’economia delle forze, perseverare; è bello spendersi totalmente, ma bisognerebbe farlo per tutta la vita, non solo per qualche mese o anno.
Leggere in profondità il proprio presente non è affatto facile, e a noi umani non ci viene per niente naturale, come denunciò per primo proprio Gesù: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Viene la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Ci sarà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Lc 12,54-56). Gesù dice che chi non sa leggere il proprio tempo è un ipocrita. Perché? Perché per comprendere il tempo collettivo bisogna avere innanzitutto l’onestà di interpretare con chiarezza la propria vita, guardarci allo specchio e riconoscere la crisi profondissima che attraversano la nostra esistenza, i nostri affetti, il nostro lavoro, la nostra spiritualità. Altrimenti siamo appunto degli ipocriti, maschere difensive, commedianti che ingannano se stessi, e che non potranno mai comprendere che cosa stia succedendo nel mondo, né quindi dove e come si stia manifestando il disegno di Dio.
Toccare e lasciarsi toccare il cuore. Il mondo ferito ha bisogno di sentire che c’è una famiglia più grande, che è la Chiesa, che si preoccupa per quelli che soffrono. La Chiesa deve abbracciare la situazione dei suoi figli e rendere autentica la misericordia che predica. Questo ci deve portare, in quanto cristiani, a un modo concreto di vivere la fede di fronte a tutta una serie di ferite provocate dall’ingiustizia sociale. 
Dobbiamo coinvolgerci. È naturale che lo facciamo. Bisogna che stiano nel mondo per servirlo ed evangelizzarlo. E anche per cambiarlo. È la stessa logica dell’incarnazione di Cristo. Certo, stando attenti a non coinvolgerci dal lato dell’ideologia, ma da quello del Vangelo. 
L’operatore pastorale non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non ha un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza. Sa che l’Amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi.
Quanta tristezza fanno coloro che nella vita stanno sempre un po' a metà, con il piede alzato! Calcolano, soppesano, non rischiano nulla per paura di perderci…sono i più infelici!
Preghiamo per la nostra Chiesa:
non ricerchi sicurezze mondane,
ma attenda con speranza il Regno che viene.
Preghiamo per gli operatori pastorali perseguitati:
sappiano perdonare chi li osteggia e li calunnia
 e restino saldi nella fede sino alla fine.
Preghiamo per quelli che annunciano il Vangelo:
sappiano recare la buona notizia della venuta di Gesù nella gloria e mostrino di attenderlo con gioiosa perseveranza.