OMELIE

CON MARIA, IL “SI, LO VOGLIO”

Omelia di Mons. Ferretti del 07-12-2016

ORDINAZIONE DIACONALE DI CARMELO GIULIO E GIOVANNI
CATTEDRALE 7 DICEMBRE 2016

Carissimi,
in questo tempo di Avvento, l’Immacolata è come l’aurora del Natale. Entrambe le feste rivelano che Dio è vita e dove c’è la vita si respira gioia e serenità. Il brano evangelico di stasera non è solo l’annuncio della nascita di Gesù, ma anche il racconto della vocazione di Maria, chiamata per grazia a concepire e dare alla luce un figlio, senza relazioni con un uomo. La vocazione non appare come semplice sviluppo di capacità naturali, ma è invito ad accogliere ciò che il Signore indica, consapevoli che nulla gli è impossibile. Come in Maria, pure in noi, la vocazione può causare turbamento che conduce a chiedersi che senso abbia Dio nella nostra esistenza. Ma obbedire e adempiere la vocazione significa sempre entrare in una morte a se stessi per lasciarsi plasmare dalla Parola e diventare nuova creatura.
Tre volte parla l’angelo dell’annunciazione: una parola di gioia (rallegrati), una contro la paura (non temere), una parola che apre alla novità (lo Spirito verrà, sarai madre). Quando Dio si avvicina si moltiplica la gioia, la paura si dissolve, risplende la vita. 
Tre dimensioni che risuonano nei nostri cuori in questa lieta circostanza per il sacramento del Diaconato a Carmelo, Giulio e Giovanni. 
Sii felice, Carmelo. Dio ha posto in te il suo cuore. Sii felice perché lo sguardo divino è sopra di te. Altri sentimenti e progetti sono frammenti che si dissolvono. Gesù è in te con quell’abbraccio di cui quelli umani sono solo nostalgia effimera.
Non temere, Giulio. Risuoni nel tuo animo questa parola per ogni giorno dell’anno, come pane quotidiano per il cammino dell’animo. Non temere, se Dio non prende la strada dell’efficienza e della potenza e si fa piccolo agli occhi del mondo. Segui le vie di Dio, così lontane dalle sceneggiate dei nostri giorni, dai palazzi della città, dalle solenni emozioni di vuote liturgie.
Sii ricco di vita nuova, Giovanni. Dio vivrà per il tuo amore nella storia quotidiana. Sii custode della luce e il tuo sguardo non perda mai l’innocenza del suo brillare. Cammina sedotto dalla santità, facendo memoria di Colui che ti segue e insegue con il suo amore.
Cari, l’eccomi di Maria sia la nuova dimensione della vostra e della nostra vita. Il Vangelo, infatti, presenta la Vergine come donna che mostra la propria soggettività assumendo la responsabilità della parola che le è affidata: eccomi.  Alla domanda di Dio “dove sei” della prima lettura di oggi, a cui Adamo si sottrae, il vangelo oppone la risposta: eccomi, sono la serva del Signore, con cui Maria afferma la sua disponibilità, piena di amore. Eva ascolta la parola del diavolo, Maria la parola di Dio. Eccomi nasce dalla fede nell’impossibile. Questi giovani non manifestano solo obbedienza alla volontà di Dio ma esprimono anche la coscienza del loro posto nella storia della salvezza. Fra poco, infatti, compirò su Carmelo, Giulio e Giovanni un rito suggestivo. È il segno sacramentale efficace del dono di una ricchezza straordinaria che viene dall’alto. A ciascuno di questi giovani, per il loro si libero e deciso, lo Spirito Santo donerà la testimonianza di un singolare e non comune legame con Gesù. Carissimi fedeli, il Diaconato nessuno se lo può scegliere da sè. Non lo si può immaginare come un modo per raggiungere la sicurezza nella vita, di guadagnarsi il pane, di conquistare una posizione sociale. Non potrà essere mai esclusivamente una propria impresa o scelta. Non può essere altro che una risposta alla volontà e alla chiamata di Dio. Eccomi: esige di uscire dalla nostra semplice idea di realizzarci in quello che potremmo fare e vorremmo avere e immergerci in un’altra volontà, di lasciarci guidare dove non arrivano i nostri calcoli. Seguire Gesù, dire: eccomi, sono pronto, sì lo voglio, è sempre un avvenimento pasquale. Dice relazione alla sequela della croce, all’uscita da se stessi, alla nostra liberazione da egoismi e soddisfazioni terrene. Così, la stessa scelta di castità verginale diventa un lasciarsi attirare integralmente verso il mondo della risurrezione. Il vostro corpo, cari Carmelo Giulio e Giovanni, meglio la vostra persona-corpo indica la realtà di un futuro – il mondo della risurrezione – già presente ora. E di cui voi siete: “testimoni carnali”. Cari amici, nessuno può vivere e realizzarsi senza dire il si a qualcuno e a qualcosa. Ma come è diverso e opprimente un si da incredulo rispetto al si evangelico, detto a chi ti ha creato, redento e che non è una fredda necessità ma solo amore. Lo ricorda fr. Ch. De Foucaud, di cui qualche giorno fa abbiamo celebrato il centenario dalla morte. Faccio nostra la sua preghiera:
“Padre mio mi abbandono a te. Fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, perché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani. Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. Ed è per me un’esigenza d’amore donarmi e rimettermi nelle tue mani senza misura con una confidenza infinita, perché tu sei Padre mio.” Amen.