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La Parola della Domenica

Solennità della Pentecoste Atti 2,1-11; Romani 8,8-17; Giovanni 14,15-16.23b-26.

(pubblicato il 23-05-2010)
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Il nostro Dio è Spirito. E si manifesta nel dono di sé. Proprio in quanto Spirito, egli è soltanto di se stesso. Ma proprio in quanto solo di se stesso egli dispone di sé nei confronti dell’altro da sé sino a farsi di lui. La creazione e l’incarnazione manifestano Dio che è Spirito: rivelandone il suo essere in sé, diventano “luoghi” della sua gloria, celebrazione del suo mistero. Dio non ha più niente da rivelarci, essendosi tutto “raccontato” in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo, un uomo, e per sempre. Giovanni della Croce arditamente afferma che Dio ora non ha più niente da dirci di nuovo e di diverso  da quello che con Gesù Cristo ci ha detto e tanto basta per la nostra salvezza. In che senso, allora, Gesù afferma che sarà lo Spirito, Spirito del Padre e del Figlio, che egli invierà dal Padre come proprio dono ai credenti in lui, che condurrà a tutta intera la verità del Padre e del Figlio, a quella conoscenza che è fonte di salvezza per l’uomo?



 



Il Padre e il Figlio sono l’uno dell’altro nel loro essere e nel loro vivere e sono talmente uno che lo Spirito del Padre è lo Spirito del Figlio e il Padre lo manda e lo dà per mezzo del Figlio così come il Figlio lo riceve e lo invia dal Padre. E’ questa tutta la verità di Dio. Chi riceve lo Spirito come Spirito del Padre e del Figlio si schiude a tutta la verità di Dio. Viene a partecipare di quella conoscenza reciproca del Padre e del Figlio che è frutto di quell’intimità divina alla quale ci introduce lo Spirito Santo. La vita nella novità dello Spirito è la vita in noi del Padre e del Figlio, che, assecondati nel farsi in noi e con noi dono l’uno all’altro dello Spirito, si accresce in noi. Nella misura della possibilità e della libertà che ciascuno di noi ad essa offre, diventiamo uomini spirituali nei pensieri,nei sentimenti, nel nostro volere e operare al modo di Dio, nel suo stile e coi suoi intenti: “Per lui i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione: Egli  risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui”(san Basilio Magno).     



 



Questo è quanto Dio ha in cuore di realizzare per noi. E’ uno Spirito nuovo che rende nuova tutta la nostra vita. Nella Pentecoste ebraica si fa memoria del dono della Legge data da Dio per mezzo di Mosé al suo popolo, perché da essa sorretto e guidato cammini verso la terra promessa, nella quale egli potrà rendere culto al Dio vivo e vivere nella libertà la sua appartenenza a Dio, sua eredità. Con la venuta dello Spirito Santo, nel giorno della Pentecoste ebraica, la Legge antica non è abolita, ma è portata a compimento. La stessa Pentecoste antica diventa nuova perché nuova è la Legge, non  più scritta semplicemente su tavole di pietra ma nel cuore dell’uomo che si lascia istruire dallo Spirito e da lui schiudere intelligenza e volontà, spirito e vita al dono della divina figliolanza e della conformità del proprio sentire a quello di Cristo. E’ lo Spirito che attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio, il nostro essere di Cristo così come Cristo è di Dio e il nostro non poter non essere che di lui, essendo dall’eternità da Dio concepiti a immagine del Figlio e a lui dall’eternità destinati per essere con lui e in lui una sola cosa con Dio nella comunione col Padre col Figlio e con lo Spirito Santo. Questa è tutta intera la verità che è dono dello Spirito, rende luminosa la nostra vita: “E come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno con sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri” (san Basilio Magno). 



 



Il santo è icona perfetta del Cristo risorto: rappresenta al vivo, sin nello spessore della sua umanità che traluce dello splendore della sua anima, il suo stare davanti a Dio come agnello immolato e il suo venire continuamente a noi a rassicurarci ogni celeste favore e benedizione dall’Alto. Il santo è tutto di Dio ed è tutto per gli uomini. Perché chi è di Cristo non può non essere che tutto di Dio e tutto per gli uomini. Per gli uomini, perché siano di Dio, nel loro vivere e nel loro agire e realizzino appieno quella figliolanza divina che Dio in Cristo ha offerto una volta per sempre a tutti gli uomini. In tal senso il santo è uomo e figlio di Dio riuscito, fratello di cui Cristo può vantarsi davanti a Dio e davanti agli uomini. Di questi uomini sia fatta la chiesa. La santità dei figli risplenda sul volto della madre ed essa possa sempre gloriarsi di loro come si gloria del suo Sposo che la riempie del suo Spirito, Spirito di santità e di grazia, di amore, di verità e di gioia.



     don Donato Coco