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La Parola della Domenica - Solennità della Santissima Trinità

Proverbi 8,22-31; Romani 5,1-5; Giovanni 16,12- 15.

(pubblicato il 30-05-2010)
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Domenica della Santissima Trinità. Anno C. 30.5.2010



 



 



Tutta l’esistenza cristiana è posta sotto il segno della Croce e l’invocazione del Nome tre volte santo del Padre del Figlio dello Spirito Santo. C’è un nesso profondo che intercorre tra il segno e l’invocazione. Il segno, senza l’invocazione, rimarrebbe,  sul piano della fede, inespressivo dell’Evento di salvezza, l’invocazione, senza il segno, non autorizzata. Il segno della Croce è la carta d’identità del cristiano. L’ invocazione del Nome è la certificazione che la carta d’identità è autentica. E’ la Croce che rivela il vero significato del Nome di Dio che è invocato. Ed è dall’invocazione del Nome che il segno della Croce riceve legittimità e forza di segno salvifico.



 



La croce di Gesù Cristo è posta a conclusione e a compimento dell’esistenza e dell’opera del Figlio di Dio fatto uomo per la salvezza di ogni uomo e di tutto l’uomo. Gesù Cristo è stato l’uomo di Dio tutto per l’uomo e l’uomo tutto per Dio. Sino alla fine, gli interessi di Cristo sono quelli di Dio e quelli dell’uomo. Cristo rivela all’uomo che è bene, apporta salvezza, se l’ interesse di Dio per la salvezza dell’uomo, per il suo pieno realizzarsi come  figlio di Dio, diventa l’interesse che più gli sta a cuore. In vita e in morte, Gesù si è mostrato un uomo interessato a salvare non la propria vita, ma solo quella degli altri. La mia e la tua vita davanti a Dio, nel tempo oltre il tempo. Egli ha, come Figlio di Dio venuto in questo mondo per la nostra salvezza, “salvato” la propria vita, facendo totalmente proprio l’interesse del Padre e, quindi, il nostro.



 



Tanto Dio ha amato il mondo da dare alla morte l’unigenito suo Figlio. Sulla croce il dono di Dio è stato senza pentimenti. Non ci è donato qualcosa o qualcuno, un santo cui Dio ha imposto o proposto di offrirsi in riscatto per noi, ma proprio e solo il Figlio. Nel Figlio, Dio ci ha offerto se stesso. La croce è l’opera del Padre che si consegna nel Figlio e col Figlio, perché noi conoscessimo il suo amore per noi e lo accogliessimo per noi e per tutti come dono di salvezza. Sulla croce il Padre ci consegna il Figlio: è una consegna, umanamente parlando, a perdere. Non c’è nessun guadagno per il Padre: lo consegna perché noi avessimo a guadagnare non qualcosa, ma lui stesso. E non per merito nostro, ma solo per merito del Figlio, “che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Sulla croce il Figlio si offre a noi da parte del Padre, come suo dono, dalle sue mani. Il crocifisso è Dio che ci ha fatto grazia. Nell’obbedienza del Figlio sino alla morte e alla morte di croce è rivelata la solidarietà del Figlio per il Padre, il pieno assenso a farlo dono per noi, ed è nella  solidarietà del Figlio che il Padre può manifestare il suo amore per noi.



 



 Cristo “rimette”, “consegna” al Padre il suo Spirito di Figlio e il Padre lo costituisce datore dello Spirito del Padre e del Figlio ad ogni uomo, perché ogni uomo diventi figlio di Dio ad immagine del Figlio. La remissione dello Spirito al Padre da parte del Figlio coincide con il compimento dell’opera del Figlio:” Tutto è compiuto. E rimise il suo Spirito”. Nello smarrimento dei discepoli, nell’abbandono da parte di Dio e degli uomini,, della desolazione e della tristezza sino alla morte, che lo Spirito si è rivelato come il Paraclito, il Consolatore, l’unico Altro a fianco e dalla parte del Figlio. Nella annichilazione del Figlio, lo Spirito del Padre, gli ha assicurato da parte del Padre, la solidarietà incondizionata, rinunciando egli pure a manifestarsi, nel Diletto Spirito di potenza e di forza per essere Spirito di pura dedizione e incondizionata offerta. Lo Spirito che il Figlio rimette al Padre nella consegna della propria vita a favore dei peccatori è lo Spirito che, insieme col Figlio, porta a compimento l’opera del Padre, il suo disegno nascosto nei secoli. Col Figlio, anche lo Spirito dice: “Tutto è compiuto: L’ora del Figlio è anche l’ora dello Spirito.



 



Se così è lecito esprimerci, le tre divine Persone nel Crocifisso si sono date a conoscere come Dio per l’uomo compiutamente all’uomo, con quella intensità con cui si conosce da sempre come Padre Figlio e Spirito Santo, offrendo all’uomo la possibilità salvifica – nell’accettazione dello scandalo della croce – di conoscere Dio così come si conosce  ed è, Dio-Amore. Così il Segno della Croce nel Nome del Padre del Figlio dello Spirito Santo ha valore di testimonianza, è annuncio di salvezza, indica che la croce di Cristo è la sorgente di ogni bene: l’affidamento ad essa garantisce il pieno gradimento presso Dio. 



 



don Donato Coco