OMELIE

Tutta la Vita in un gesto

Omelia di Mons. Ferretti del 18-06-2017

Omelia per la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Basilica Cattedrale di Foggia, 18 giugno 2017

Gv 6, 51-58

L’Eucaristia non è soltanto il cuore e la sintesi della nostra fede: è anche l’incontro con il Signore che possiamo realiz­zare nella nostra vita terrena e del quale, forse, non sempre apprezzia­mo la grandezza. L’Eucaristia non è una “cosa”, un “og­getto” di fede, per quanto grande; ma è piuttosto e soprattutto un ge­sto. Se guardiamo all’Eucaristia come a un oggetto di fede, rischiamo di vederla soprattutto come un prodigio grandioso: come farà mai Gesù Cristo a stare dentro quel pez­zetto di pane...? Se, invece, consideriamo l’Eucaristia piuttosto come un gesto, ci appare come espressione del modo di essere e di fare di Gesù, della sua sem­plicità e umanità. Il gesto in cui respira l’Eucaristia è lo «spezzare il pane» (At 2, 42; 20, 7). Gesù spezzò questo pane l’ultima sera della sua vita: in quel gesto Gesù riassumeva tutto quello che aveva fatto ogni giorno della sua esistenza, spezzando per tutti la sua parola e la sua vita. Poche ore dopo, Egli avrebbe portato a termine quel dono di sé dando effettivamente la sua vita per tutti, spezzando il suo corpo e versando il suo sangue sulla croce. Ora, siccome Gesù ciò che diceva e compiva lo faceva per far conoscere com’è veramente Dio, ecco che con questo gesto Gesù ci parla della generosità di Dio che ci dona tutto se stesso. Gesù compiva questo gesto a favore di persone che for­se neppure capivano quel dono così gran­de. Erano i suoi discepoli, ma stavano tutti per abbandonarlo, eccetto Giovanni. Il primo di loro, Pietro, lo avrebbe addirittura rinnegato; un altro, Giuda, lo aveva appena venduto per qualche soldo e, probabil­mente aveva ancora in tasca i trenta denari che aveva ricavato da quel turpe mercato. E un aspetto talmente importante, questo, per capire il vero senso dell’Eucaristia, che lo si ricorda ancora, nel momento cen­trale della celebrazione eucaristica, quando si dice: «Nella notte in cui fu tradito...». Il dono di tutto se stesso compiuto da Gesù riceve una luce ancora più grande se lo pensiamo sullo sfondo oscuro del rifiuto e del tradimento. In questo modo, Gesù afferma di Dio quanto vi è di più bello e di cui maggiormente abbiamo bisogno: Dio è perdono e misericordia in­finita, ben al di là di quanto possiamo pensare e, soprattutto, di quanto mentiamo. L’odierna solennità liturgica ci fa pensare ai gesti che compiamo, nei quali – almeno qualche volta, almeno in parte – riusciamo a mettere qualcosa di noi stessi: quando sono gesti autentici, sinceri, che vengono dal cuore. Ora, ciò che a noi è possibile solo in parte, lo è in maniera piena e profonda al Signore. Egli, dunque, nel gesto del pane spezzato – l’Eucaristia – ha messo tutto se stesso. Mangiando quel pane noi riceviamo la vita stessa di Dio, la sua forza, il suo sostegno…la sua stessa capacità di spendersi, di sacrificarsi, di donare se stessi, di... morire: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). Proprio in quanto gesto che esprime e comunica il dono che è Dio stesso, l’Eucaristia è al centro della nostra fede: perché mette l’accento non su quello che possiamo fare noi, per quanto impegno cerchiamo di metterci, ma su quello che Dio fa per noi. E questo il motivo per cui al primo nome di questo sacramento (“spezzare il pane”) è seguito presto quello che ancor oggi usiamo: “Eucaristia”, che vuol dire “riconoscen­za”. Riconoscenza a Dio per il suo dono e il suo amore.
Signore,
nell’Eucaristia hai disfatto Te per fare me.
Insegnami: a seminare senza temere,
a donare senza misurare,
a seguire la tua volontà.
E tu, Maria,
donna eucaristica,
aiutami a gridare con fede:
“Da chi andrò, Gesù,
Tu solo hai parole di vita”.