OMELIE

Apriamo la porta a Cristo!

Omelia di Mons. Ferretti del 13-12-2015

Apertura della Porta santa della Chiesa cattedrale
Foggia, 13 dicembre 2015

Carissimi,

risuoni nel nostro cuore la parola del salmista: «Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. E’ questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti. Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto, perché sei la mia salvezza» (Sal 118,19-21).
Abbiamo aperto la porta della Cattedrale, un gesto semplice ma fortemente simbolico. Dinanzi a noi si è spalancata la grande porta della misericordia di Dio, che accoglie il pentimento e offre la grazia del suo perdono.                                               
Perché l’anno giubilare? Per crescere assieme nella consapevolezza della misericordia, anteponendo il dono del perdono alla paura del giudizio divino. Il Padre tutti accoglie e a ognuno va incontro personalmente. Se il cuore ti condanna, Dio è più grande del tuo cuore e ti avvolge con paterna tenerezza. Il timore non si addice a chi è amato; viviamo piuttosto la gioia dell’incontro con la grazia che purifica e trasforma.                           
Il Signore mai si stanca di perdonarci, mai si stanca di aspettarci. Egli ci guarda ed è accanto a noi. Che non passi invano questo tempo di misericordia, che non ci trovi distratti e indifferenti. La terra è piena della miseria dell’uomo ma è anche piena della misericordia del Signore, che freme di compassione (cf. Os 11,8).                                               
Abbiamo ascoltato il brano di Luca riguardante Zaccheo. Anche io posso essere Zaccheo, quest’uomo che sembra vivere solo per se stesso e per il denaro, ma dentro è infelice. Eppure segretamente e senza che ne sia cosciente, egli è spinto dal bisogno di un cammino di conversione, da una specie “istinto della libertà” che lo conduce al Signore. Non è forse quella di Zaccheo la nostra storia? Dio ci attira a se molto prima che ce ne rendiamo conto. Anche per noi il desiderio di incontrare Gesù non è un semplice sentimento nascosto nel segreto dell’anima, ma un impulso che conquista la volontà e la conduce a scelte decisive e coraggiose. La svolta della misericordia si realizza fissando lo sguardo di Gesù. Che cosa è la misericordia se non essere “guardati” da Cristo e lasciarsi guardare da lui? Lo sguardo di Cristo è meraviglioso, stordisce, affascina e coinvolge in una risposta: l’amore che riempie di gioia. Misericordia è lasciarsi afferrare da Gesù: afferrare uno come Gesù fa credere nell’uomo; afferrare una persona così libera crea libertà; afferrare un Dio che si fa amico senza chiederti nulla in cambio.                                                                                           
“Oggi devo fermarmi a casa tua”: è detto a me, a te, all’umanità. Venga Gesù e ponga dimora presso di noi. Ogni giorno Dio ama la casa, la tua, più che la Chiesa parrocchiale. Dio nella mia casa, a tavola con me come un familiare, intimo come la persona più cara, alla portata di tutti.                                                                                                             
Cristo è sulla soglia e ti chiede di entrare, ma tu gli dici che la porta di casa tua è aperta e di entrare? Il Giubileo indica la grande porta della misericordia di Dio, ma anche le piccole porte delle nostre abitazioni, le porte delle nostre parrocchie per lasciar entrare il Signore – o tante volte uscire il Signore prigioniero delle nostre abitudini pastorali, delle nostre strutture intoccabili, del nostro egoismo autoreferenziale.                                                    
Il Signore non forza mai la porta e chiede il permesso di entrare: «Io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).                                                                                                                                        
Cari amici, apriamo la porta del nostro cuore. Esaminiamoci: quanti hanno perso la fiducia nella vita e non hanno il coraggio di bussare alla porta del nostro cuore cristiano, alle porte delle nostre chiese, dove le sacrestie e i confessionali hanno orari di servizio, come uffici pubblici. Dovremmo forse meditare più spesso il brano evangelico del buon pastore, dove Cristo dichiara di essere la porta della salvezza.                                                                             
La porta della misericordia si chiama Gesù. Egli illumina tutte le porte della vita, dalla nascita alla morte, dall’alba al tramonto: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà, uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Riflettendo, qualcuno potrebbe dire che la porta del suo cuore è chiusa. Non scoraggiamoci e diciamo: “Signore, apri la porta”. Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire. Come ricorda papa Francesco sono i ladri, quelli che cercano di evitare la porta. E’ curioso, i ladri cercano sempre di entrare da un'altra parte, dalla finestra, dal tetto, ma evitano la porta perché hanno intenzioni cattive. Noi dobbiamo passare per la porta e ascoltare la voce di Gesù: se sentiamo il suo tono di voce, siamo sicuri, siamo salvi. Possiamo entrare senza timore e uscire senza pericolo.             
Oggi c’è la porta santa, ma c’è la porta della grande misericordia di Dio! Ci sia anche la porta del nostro cuore per ricevere tutti il perdono di Dio e dare a nostra volta il perdono, accogliendo tutti quelli che bussano.                                                                              
Padre abbracciami, tu che stai facendo ciò che l’amore può fare; tu che conosci di me quello che io non so, togli il peso della tristezza e della paura.Padre abbracciami, tu che vieni con i tuoi piedi leggeri e con quelle gentilezze così dolci; aprimi la porta del futuro anche quando davanti c’è così poco da vedere e da immaginare.
Maria, madre della misericordia, intercedi per noi.