OMELIE

Abbellire il cuore nel tempo dell’attesa

Omelia di Mons. Ferretti del 18-11-2018

Mandato agli Operatori pastorali - Basilica Cattedrale - Foggia
Carissimi,
le parole del Vangelo presentano, con linguaggio immaginoso, il senso della storia. Il brano racconta uno sconvolgimento cosmico: «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno». Tutto questo non per incutere paura, bensì per seminare fiducia e speranza. Il brano evangelico non vuole raccontare la fine del mondo, ma il significato di esso, anche se ogni giorno la natura, le istituzioni, la società, la famiglia, l’economia sembrano dirci che il male vince sul bene e il nulla è il futuro di ogni cosa. Oggi la Chiesa è perseguitata, sorgono falsi profeti tra noi, la mondanità inganna e delude anche i figli di Dio e veniamo odiati per la testimonianza cristiana. In simile contesto, anche noi operatori pastorali, avvertiamo spesso delusione e confusione, allontanandoci dal Dio crocifisso, vivendo nel dubbio che la croce sia un evento sprecato e impotente. Stasera, però, Gesù vuole rasserenarci, perché le sue parole non passeranno mai e le sue promesse saranno tutte realizzate. Egli ci dice di non allarmarci, non preoccuparci, di pregare e stare attenti perché è vicino, è alla porta. Mi chiedo: se Gesù è venuto nel passato, nato tra noi, perché non dovrebbe venire nel futuro? Il Dio rivelato da Gesù è un futuro glorioso, non il fallimento dell’uomo e della storia oppure la distruzione della creazione. «Imparate dalla pianta del fico la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina». Il fico d’estate è pieno di foglie, d’inverno è lo spettro di se stesso e la legna non viene usata neppure per accendere il fuoco. Eppure il fico ha un frutto gustoso e dolce e la sua utilità si esprime anche in alcune capacità curative. Imparare dall’albero di fico, esige che ci mettiamo alla scuola della natura come ha fatto Gesù, il Dio contadino. Anche il fico, che d’inverno sembra apparentemente morto e insignificante, d’estate, avvolto dai raggi del sole, produce rami di tenerezza e frutti di dolcezza. Opportunamente il salmo responsoriale che abbiamo cantato, richiamava: «gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima, dolcezza senza fine alla tua destra» (cf. Sal 15). Anche le situazioni più tristi ed incomprensibili del vissuto conservano germi di risveglio e di vita nuova. Fermiamoci ad immaginare l’infinita costellazione oppure gli innumerevoli raggi di bene che arrivano quotidianamente a ciascuno: una parola, un sorriso, una telefonata, un abbraccio… Cari amici, ricevendo il mandato di operatori pastorali e di ministri istituiti, voi siete chiamati a diventare scrutatori della grazia che aspettano una manifestazione gloriosa di Gesù. Donne e uomini dell’attesa di Colui che fa nuove tutte le cose. Attendere è restare liberi per la novità, disponibili per la sorpresa, sereni per il non previsto, aperti all’impossibile che Egli realizza. Lasciatevi plasmare dallo Spirito per essere impregnati dalla cultura dell’attesa che esige quattro connotazioni:

  • La resistenza: che è fortezza dinanzi alle avversità e alle tribolazioni; capacità di sperimentare desiderio, audacia, implorazione, timore e gioia;
  • La pazienza: che si esprime nell’accogliere umilmente l’incompiutezza del quotidiano, quel non ancora che ci mette in ansia, ma rasserena dinanzi a un Dio che non tradisce;
  • La perseveranza: come continua fermezza che non rifiuta la croce e che, pur nelle lacrime della fragilità e del peccato, continua a raccontare il senso della chiesa da amare e custodire. La perseveranza diventa così l’arte della vigilanza, perché il ritardo della venuta, dell’arrivo, non stanchi l’attesa.
  • La fede: che convince perché le cose invisibili sono più consolanti e sicure di quelle invisibili. Liberiamoci dalle stanchezze, dalla disperazione, da ogni presunzione e specialmente da quelle situazioni idolatre che preferiscono l’amore dell’io all’amore di Dio.

Impariamo dall’albero, da una gemma di fico apprendiamo il futuro del mondo, consapevoli che ciò che è grande si nasconde nella realtà semplice e piccola. Nonostante le paure, le vicende personali, familiari e sociali, di tutti e di ciascuno, siamo sempre immersi nel circuito di una storia di salvezza, che arriverà in pienezza quando vuole il Signore e non quando piace a noi. Amici, non lasciatevi rubare questa speranza. Come foglioline ricordiamo che Dio è accanto a noi e dalla sua linfa, dalle sue mani, fluirà quel balsamo di consolazione, che insegna a riconoscere in ogni cosa, che nasce, cambia e finisce la grandezza di un amore eterno che dura per sempre. Abbelliamo il cuore e accogliamo Gesù che bussa alla porta e che ci prende con sé.
La Vergine Maria, madre orante preghi con noi e per noi.