OMELIE

Il grande dono della Madre

Omelia di Mons. Ferretti del 22-03-2019

Omelia nella Solennità della B.M.V. dell'Iconavetere

Cattedrale, 22 marzo 2019

 

Carissimi,

contempliamo stamane il sorriso di Maria, Madre della bella speranza. Con la sua maternità, Ella risponde con generosità e coraggio all’invito dell’angelo, senza sapere ciò che l’attendeva. Ancora giovanissima, dice il suo sì, il primo di tanti altri che accompagneranno l’itinerario di madre. Maria non si lascia sconfiggere dalle incertezze e dalle inquietudini, né si lascia andare alla rabbia, quando la sofferenza bussa alla porta del cuore. Lo stesso brano del Vangelo ora ascoltato ricorda che “stava lì” ai piedi della croce, nel momento più crudele per una madre che assiste alla morte del Figlio.

Maria ci ha dato il calore materno che permette che niente e nessuno spenga nel mondo la rivoluzione della tenerezza inaugurata dal suo Figlio. Dove c’è una madre, c’è tenerezza. E Maria – insegna Papa Francesco – con la sua maternità ci mostra che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, ci insegna che non c’è bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti.

Le madri sono l’antidoto più forte contro l’individualismo e l’egoismo. Una società senza madri è fredda, perché perde il calore del cuore e il sapore di famiglia. E ancora Papa Francesco ci ricorda che una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione.

Stava lì, da sola, dinanzi al Crocifisso per insegnare che la maternità, nonostante la retorica di tante parole, è quasi sempre accompagnata dalla solitudine.

Le madri, infatti, sono ancora troppo poco tutelate sul lavoro, dove a volte subiscono forme di violenza; troppo poco sostenute da coniugi, a causa di una crescente latitanza; troppo poco ascoltate nelle difficoltà di essere madri, nelle contraddizioni tra le paure e il proprio sentire. Eppure Dio ha creato la donna perché tutti avessimo una madre.

Chiediamoci dinanzi all’immagine dell’Iconavetere: quante lacerazioni patiscono le mamme nelle case dove manca l’ascolto, il dialogo, la comprensione. Al contrario, impariamo da quelle madri che, avendo i figli in carcere o in un letto di ospedale o nel freddo di un cimitero, o soggiogati dalla schiavitù della droga non si arrendono e continuano a lottare, senza vacillare. Madri che danno letteralmente la vita perché ogni figlio sia felice.

Nelle nostre case le madri non sono mai assenti, occorre però che impariamo ad apprezzarne la presenza. Così diverse per età, condizioni economiche e morali, per il loro modo di agire, creano varchi al passaggio dello Spirito, donando amore con linguaggio immediato e con una grammatica di sfumature che lasciano intuire dignità.

Modellate e sostenute da una fede semplice, spesso si esprimono con le lacrime, che solo Dio conosce e accoglie come una preghiera. Una mamma, perciò, è una sintesi di cicatrici e fiori: di ferite per le tante croci disseminate nel vissuto, per l’amarezza di legami spezzati, per le delusioni di sogni infranti, ma anche la freschezza di amare in maniera unica e irripetibile alla scuola della Madre di Gesù, che insegna a respirare l’invisibile e rendere possibile l’impossibile.

 

Maria, insegnaci che nel buio di un grembo,

respira la luce della vita;

nel buio dei nostri giorni,

c’è già l’alba di un mondo nuovo.

Concedi ad ogni donna,

specialmente nella prova e nella tentazione

di fissare lo sguardo sulle tue mani aperte,

che lasciano scendere sulla terra

le grazie del tuo Figlio.

Benedici la Chiesa,

benedici questa città

e il mondo intero. Amen.