OMELIE

Le tentazioni nel deserto - Lc 4

Omelia di Mons. Ferretti del 21-02-2024

Meditazione Diocesana di mons. Giorgio Ferretti per la Quaresima 2024

Con l’austera celebrazione delle ceneri, la liturgia ha aperto mercoledì la Quaresima. Io sono contento e grato di vivere questa prima quaresima con voi. Sono contento di essere qui. Sono grato al Signore perchè mi concede una nuova quaresima, ancora una per la mia conversione.

E’ questa una grazia, è questo il tempo della grazia, in cui è concesso dall’antica tradizione della Chiesa a ciascuno di noi, di guardare a noi stessi e ripartire dalla nostra debolezza, così com’è descritta dal libro della Genesi: «Il Signore Iddio plasmò l’uomo con polvere dal suolo».

La vita di ciascuno di noi, cari fratelli, è proprio come polvere, che lo crediamo no!

E’ polvere il nostro orgoglio, la nostra tracotanza; è polvere il nostro desiderio di prevalere, il nostro sentirci tranquilli; è polvere la nostra sicurezza, il nostro protagonismo; è polvere il nostro affannarci.

Sono polvere i soldi e i beni che possediamo e invidiamo. Qoelet 1: “Vanità di vanità. Tutto è vanità”. “Vano”, passeggero, cioè un affannarsi inutile. Solo il Signore conta, solo la sua Parola resta quando tutto passa.

In un suo intervento al Sinodo diceva Papa Benedetto XVI “Tutto passa, quello che resta di generazione dopo generazione e la parola di Dio”. Ci avete mai pensato?

La cenere posta sul capo mercoledì, ci ricorda allora con grande saggezza questa realtà del mondo e della nostra vita.

Tutti siamo deboli al fondo, e di questo chi visita, cura e accudisce malati e anziani riceve come una grande e continuata catechesi. Anche se il mondo ci spinge a considerarci forti e autosufficienti la verità della nostra vita è una debolezza nascosta. Fu così fin dall’inizio.

L’uomo, che era polvere, divenne essere vivente perché Dio soffiò la vita in lui e gli concesse per amore di abitare con lui nel giardino fiorito. Ma l’uomo e la donna scelsero di vivere nell’autosufficienza che fu loro proposta dal serpente e così l’uomo perse il giardino per abitare nel deserto.

L’orgoglio è il peccato originale, ci avete mai pensato? L’uomo e la donna scelgono di non ascoltare la Parola di Dio, ma si sentono Dio, scelgono una presunta libertà da Dio e divengono così schiavi del Diavolo, dello spirito di divisione.

E quasi ironicamente Dio cacciandoli nel deserto - mostrandoglielo - dice ad Adamo “Polvere sei e in polvere tornerai”: Vai a mischiati con la Polvere.

Pare un discorso duro quello di Dio, ma in realtà è una paterna ammonizione a fare attenzione. Come a dirgli che il deserto non è solo intorno a noi, ma anche noi possiamo essere deserto, anche noi siamo infatti polvere.

Il deserto non è solo un luogo fisico ma è la condizione di vita che l’uomo impone a se stesso e agli altri quando sceglie di ascoltare altre voci anziché quella di Dio. E a ben pensare, prima che Dio mandasse Adamo nel deserto, lui già vi era entrato. Il suo cuore era già deserto, arido della presunzione di poter vivere senza un Padre.

Vivere senza un padre. Crediamo di poter fare da soli, anche nella Chiesa. Ci auto-governiamo, ci diamo le nostre regole, ci scriviamo il nostro vangelo, ci autoassolviamo dai nostri peccati e così il nostro cuore diviene arido, duro come volti che hanno smesso di sorridere e di accogliere con gentilezza gli altri.

Certo questo mondo, le nostre città, sono spesso dei deserti dove è duro vivere, lo sappiamo bene, ma lo sanno meglio i poveri. Ma soprattutto i cuori degli uomini possono divenire deserti quando non sono più abitati dal Signore.

Deserti dove il seme del male e della violenza ha facile ingresso. Guardiamo in Italia in questo tempo, delitti assurdi commessi da persone così prossime tra loro. Femminicidi, a sfondo a volte addirittura satanico.

La schiavitù ancora nei fatti presenti nella nostra terra. Il profitto che si fa dio e l’uomo che si prostra davanti al denaro che diviene un idolo che brucia il cuore e la società.

E questa è una triste verità, quando un cuore non è coltivato come un giardino dalla Parola di Dio, diviene un deserto, e nel deserto si manifesta in un modo o nell’altro l’antico nemico degli uomini: il male.

Egli è una presenza forte e costante nel mondo. Non si manifesta con visibilità, con concretezza, nessuno di noi ha mai visto il maligno come si manifestò al Signore Gesù; e allora sembra un mito, leggenda per spaventare, ma il male è invece presente nella storia degli uomini e nella vita di ciascuno di noi.

Quando un cuore è povero della Parola di Dio, quando è deserto della sua presenza, ecco come ci si trova poveri anche di gesti di amicizia verso gli altri.

I volti si induriscono, le proprie ragioni crescono, crescono i desideri, i propri bisogni si ingigantiscono e gli altri attorno fanno corona al mio triste protagonismo; e la vita diviene povera di dignità e di senso.

Come accadde a Gesù, sempre, e anche nel cuore di ciascuno di noi, il tentatore continua a spingere gli uomini ad ascoltare se stessi anziché il Signore, a vivere per sé.

Gesù stesso infatti dovette fare i conti con la tentazione di vivere per sé. A lui, più che a ciascuno di noi, con più insistenza il tentatore si accostò - perché dove il bene è più presente lì il male vuole insinuarsi e dividere. Lo vediamo nelle tentazioni grandi subite dai santi.

Il Diavolo appare a Gesù indebolito e gli disse: «Se sei figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane». La prima tentazione è la più elementare. “Hai fame mangia”, sembra dire il maligno. E sembra quasi non essere una tentazione questa. Sembra che il maligno non sia tale. Esagerata sembra la nostra paura. Infondo che c’è di male nel mangiare? E’ una legge biologica.

Ma il divisore conosce bene gli uomini, la loro natura, ci conosce meglio di noi stessi, che ci crediamo forti e non deboli, che pensiamo di poterci controllare, limitare.

Che male c’è nel mangiare bene, bere bene, non sentire mai il bisogno, la privazione, ma soddisfarla subito sul suo nascere. Per ogni cosa, il cibo, le cose, i soldi, ogni bisogno più primario. E’ l’istinto, la natura che ce lo chiede. Ma così non capiamo che bisogno dopo bisogno non si è mai sazi. Sempre qualcosa mancherà, perché tante sono le cose che desideriamo e che potremmo avere in questo mondo ricco.

Allora bisogna lottare, sgomitare solo un po’ di più e le otterremo. Impegnarsi, concentrarsi nel riuscire. Ma bisogno dopo bisogno, piccolo successo dopo l’altro, ci stordiamo, ci instupidiamo, e nemmeno lo capiamo. E’ questa la Filautia, l’amore solo di sé. Essa non si manifesta con cattiveria o violenza (almeno inizialmente), ma come animali, gli uomini seguono l’istinto, e si abbruttiscono nel cuore, anche se magari la loro esteriorità è sempre più curata.

Gesù capisce questa trama, tanto apparentemente ingenua, quanto in realtà subdola, e risponde con la Scrittura alla tentazione di avere ad ogni costo. Risponde con una frase del libro del Deuteronomio: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Quanta verità in queste parole.

E’ questo infondo il senso del digiuno del tempo di Quaresima: rinunciare per comprendere che possiamo fare a meno dei bisogni. Astenersi per comprendere che tutte le cose che crediamo necessarie, sono spesso illusione, e se ne può fare a meno.

L’unica cosa di cui non possiamo fare a meno, l’unico pane davvero necessario è la Parola di Dio. Essa ci sveglia dalla stupidità, ci preserva dall’istinto che è violenza, sempre, verso gli altri, e al fine solitudine per noi.

Quella solitudine in cui tanti si trovano nella maturità di una vita vissuta ad affermarsi sugli altri. Ma anche questo il Maligno sa bene. Sa bene che più si diventa adulti più si vuole apparire, avere successo. E’ l’illusione che la realizzazione di una vita sia nel successo, la carriera, il ruolo sociale. In una città in fondo “piccola” come Foggia, la posizione sociale è fondamentale. Il rispetto, gli onori attesi, il ruolo.

Per questo la seconda tentazione è “Buttati!”. Dice Satana a Gesù: vola, fai vedere a tutti quello che vali, quanto sei grande. Mostra il tuo valore a chi ti sottovaluta e non ti riconosce quello che tu sei veramente.

E questa tentazione è più maligna della prima, è quella del voler essere grandi: è l’egocentrismo, la dilatazione del nostro ego, il narcisismo, che ci vedere sono noi stessi e che giunge ad oscurare non solo gli altri, ma anche Dio la realtà della nostra vita.

Gesù risponde a questa tentazione con l’affidamento al Padre che conosce quello di cui abbiamo bisogno: “Il Signore Dio tuo adorerai”. Adorare Dio per fuggire la tentazione di adorare noi stessi e il denaro.

Infine dice il divisore a Gesù: «Guarda tutti i regni del mondo, saranno tuoi se prostrandoti mi adorerai». E questa è la tentazione più terribile. Le cose possono essere tue, ma anche gli altri possono appartenerti. Il mondo per inquinarlo può essere tuo, per devastarlo e lasciarlo come una discarica ai tuoi figli. Dio aveva dato il mondo all’uomo per amministralo e godere dei sui frutti, ma la malvagità ha ridotto l’uomo ad essere come una cavalletta, che passa consuma, distrugge, inaridisce tutto ciò che trova.

Ma la più grande tentazione è di usare anche degli uomini e delle donne per i miei scopi. La tentazione di usare gli altri come schiavi nel teatrino della mia vita. Usarli per i miei piaceri, per i miei sogni e bisogni personali. Diventando così definitivamente disumani.

Care sorelle e cari fratelli, il male è forte nel mondo, probabilmente troppo forte per ciascuno di noi preso singolarmente.

Il deserto è la mancanza di amore, di ecologia, di senso di una casa comune di un destino comune. Il senso di una figliolanza a un Padre e di una fraternità tra gli uomini. Il regno delle tenebre.

Per questo Gesù non sceglie di discutere con il Tentatore, sa forse che non riuscirà ad imporsi alle ragioni del pensare a sé.

E gli risponde che lui non metterà alla prova il Signore suo Dio.

Gesù si rifugia nella Parola di Dio. Sa che solo essa lo può preservare, salvare. La Parola di Dio è protezione, saggezza, risposta alla tentazione e al Diavolo. Risponde al Diavolo con la Parola di Dio, con la Bibbia.

E nel deserto che questo mondo propone a noi questa via. Ci propone una vita in compagnia della Scrittura. Perché l’unica vera libertà dal male e da noi stessi è solo la Parola di Dio, che consiglia, libera, conforta e indirizza la vita.

E questo è vero ogni giorno. Ogni giorno possiamo scegliere se ascoltare la Parola di Dio, o correre il rischio di incontrare indifesi la tentazione. La Parola di Dio è la nostra corazza nel deserto del mondo e della quaresima.

La parola di Dio ogni giorno è la nostra sentinella per questi 40 giorni di quaresima.

Viviamo così, questo tempo come il Vangelo ci ammonisce a fare e come io umilmente vi consiglio. Leggiamo in questa quaresima il Vangelo ogni giorno, da soli in comunità, in famiglia. Leggiamo i 4 Vangeli dall’ingresso a Gerusalemme alla Resurrezione. Un brano al giorno. Preghiamo che la nostra vita e il mondo vengano preservati dal male. Preghiamo per la Pace!

E il Signore ci renderà forti di fronte alla tentazione e genererà nel deserto del nostro cuore un giardino dove scorrono latte e miele per la nostra vita e quella di tanti.

+ Giorgio
Arcivescovo