OMELIE

Ordinazione Sacerdotale di Fr. Claudio Ricci

Omelia di Mons. Ferretti del 11-05-2024

San Giovanni Rotondo – Ascensione 2024

At 1,1-11; Ef 4,1-13Mc 16,15-20

Pace e bene fratelli e sorelle.

La festa dell’Ascensione di Gesù ci rende più presente, vorrei dire più attuale, la visione del “cielo”. Gli uomini e le donne pensano infatti forse troppo a questa vita terrena e poco a quella celeste. Tutti pensiamo che la vita terrena sia una cosa e quella del cielo totalmente un’altra. Oppure più semplicemente molti non pensano affatto ad una vita dopo la morte. Lo fanno per superficialità, per paura di farsi troppe domande… E questo è triste, perché riduce tutto il nostro vivere al presente, lo inaridisce, e di fronte alle difficoltà fa si che si resti preda della rassegnazione e a volte della disperazione.

In realtà, la Scrittura ci suggerisce una continuità della vita, sebbene ci sarà una cesura alla fine dei tempi. Ed è in questa prospettiva che nel Credo recitiamo “vita eterna” e non semplicemente vita futura o aldilà. È come dire che questa vita già da ora deve essere impastata di eternità; e lo è sia nel bene che nel male.

Pertanto, la nostra vita terrena sarebbe trasformata di molto se avessimo lo sguardo rivolto verso il futuro, verso il cielo. L’Ascensione del Signore viene allora a mostrarci qual è il futuro che Dio ha riservato ai suoi figli: quello raggiunto da Gesù. È questo un messaggio di speranza e di gioia.

 Per questo il mistero dell’Ascensione, appena accennato dal Vangelo di Marco, è poi ripreso narrato con maggiore ampiezza dagli Atti degli Apostoli. Gesù, scrive l’autore degli Atti, al termine dei suoi giorni, dopo aver parlato ai discepoli, “fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo”. Fu un’esperienza straordinaria per quel piccolo gruppo di credenti. Possiamo immaginare lo stupore; tanto che rimasero a guardare il cielo. Mentre erano fissi in questa posizione (quasi comica…), “ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Gesù... tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

Normalmente si interpreta questo testo come una sorta di dolce ma fermo rimprovero ai discepoli perché non si fermino a guardare il cielo, ma ritornino con il loro sguardo e soprattutto con il loro impegno nell’orizzonte della vita di tutti i giorni.

Del resto non è stato Gesù stesso ad esortare gli apostoli, proprio un momento prima di lasciarli, dicendo: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15-20)?

Tutt’altro quindi che restare a guardare il cielo. Ma c’è anche una verità nel tenere gli occhi fissi al cielo. Tenere gli occhi fissi verso il cielo vuol dire tenere ben ferma la mèta ove dobbiamo condurre noi stessi e gli altri, le nostre comunità e l’intera storia umana.

L’ignoranza del cielo che Dio ci ha rivelato rende senza senso e quindi amara e triste, violenta e crudele, la vita sulla terra. L’apostolo Paolo sembra insistere perché i credenti guardino oltre il presente: “La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo” (Fil 3, 20). Del resto, chi non vede quanto sia necessario far salire più in alto, appunto verso quel cielo che Gesù ha riaperto, questo nostro mondo spesso sbattuto così tragicamente in basso?

Questo è un tempo senza utopie, senza sogni, con ciascuno ripiegato su sé stesso. E le guerre e la povertà continuano ad avere un predominio incontrastato: sempre più! Per di più sembra affermarsi la ragione della forza piuttosto che quella del diritto, del dialogo.

La festa della Ascensione è un dono per esortarci ad alzare gli occhi più in alto del nostro orizzonte abituale. E ci viene offerto il futuro della storia umana, anzi dell’intera creazione; un futuro concreto, fatto di “carne ed ossa come vedete che ho io”, potremmo dire parafrasando una affermazione di Gesù risorto.

Egli per primo, infatti, inaugura il nuovo futuro di Dio entrandovi con tutto il suo corpo, con la sua carne e la sua vita, che sono carne e vita di questo nostro mondo. Da quel giorno, il cielo inizia a popolarsi della terra, o, con il linguaggio dell’Apocalisse, iniziano i nuovi cieli e la nuova terra. Il Signore li inaugura e li apre perché tutti possano prendervi parte.

L’Ascensione è il mistero della Pasqua visto nel suo compimento, scorto dalla fine della storia. L’Ascensione non è solo l’ingresso di un giusto nel regno di Dio, ma la gloriosa intronizzazione del Figlio “seduto alla destra” del Padre.

Questa raffigurazione, presa dal linguaggio biblico, esprime simbolicamente il potere di governo e di giudizio sulla storia umana del Cristo risorto: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” dice Gesù ai discepoli dopo la Pasqua (Mt 28,18).

Non siamo più immersi in una storia senza orientamento, vittime del caso o di forze oscure e incontrollabili. Il Signore è il nostro cielo e la nostra sicurezza. Egli ci attrae verso il futuro che Lui ha già raggiunto in pienezza.

Caro Fra Claudio, oggi tu ricevi un dono grande e una missione universale. Oggi il Signore ti invita a seguirlo e ad andare fino alla fine del mondo, proclamando il Suo Vangelo. Da oggi tu sei incardinato nel grande sogno di Francesco di Assisi. Sogno universale di amore evangelico, sogno di povertà, pace, amore per i poveri, amore per il creato. In qualche modo tu oggi esci dal mondo, per rientrarvi come segno della misericordia di Dio. Sogna Claudio! Sogna la missione, sogna di imparare lingue nuove per proclamare il vangelo a tanti, sogna di battezzare i lontani, di scacciare i demoni dell’egoismo, di curare i malati.

Come i discepoli nel giorno dell’Ascensione tieni gli occhi sempre rivolti verso il Cielo. Contempla il Signore assiso nel trono della sua gloria e comunica questa pace a quanti incontrerai. San Pio da Pietralcina celebrava l’eucaristia con gli occhi sempre rivolti al cielo. Così è raffigurato. Ricordati che il cielo tocca la terra nell’eucaristia. Conformati a questo mistero, rivivilo e fallo rivivere senza mai abituartici: stupisciti ogni volta!

Tieni poi gli occhi rivolti al mondo. Fallo dall’altare, mentre per tue fragili mani a partire da oggi, il Signore entrerà nel mondo, nella storia. Guarda con compassione agli uomini che avrai davanti. Guarda in basso, verso il suolo, guarda con amore ai più poveri, ai peccatori disperati. Chinati sulle ferite degli uomini, non guardare mai dall’alto verso il basso nessuno.

Come ci lascia scritto lo stesso Santo nel suo testamento: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia.

E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo”.

Ricordati Fra Claudio, il Signore lo incontrerai sempre sull’altare e nel povero. I due luoghi della presenza reale di Cristo. Tieni gli occhi ben fissi sul crocifisso e guarda negli occhi il povero per vedere faccia a faccia il Signore.

Gesù ai discepoli di ogni tempo conferisce il potere di dirigere la storia e il creato verso questo sogno: essi possono scacciare i demoni e parlare la lingua nuova dell’amore; possono neutralizzare i serpenti tentatori e vincere le insidie velenose della vita; possono guarire i malati e confortare chiunque ha bisogno di consolazione. Questa forza sostiene e guida i discepoli sino ai confini della terra e verso il futuro della storia. Il Vangelo di Marco conclude: “partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro”.

Voglia questo il Signore Risorto per te caro Fra Claudio, per ciascuno di noi e per la Chiesa tutta.

E il Signore rivolga su di te Claudio il suo sguardo e ti dia pace.

 

+Giorgio, Arcivescovo