INTERVENTI

Noi con la Siria

Visita dell’Arcivescovo Maronita di Aleppo, Mons. Joseph Tobji, alla Diocesi di Foggia-Bovino

(pubblicato il 30-03-2017)
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Noi con la Siria

Visita dell’Arcivescovo Maronita di Aleppo, Mons. Joseph Tobji, alla Diocesi di Foggia-Bovino

In Siria si vive in compagnia della morte. Aleppo, con 10mila anni di storia, era la città siriana più importante per l’industria e la cultura. Aveva 4 milioni di abitanti, oggi meno della metà.

La situazione è terrificante: ad Aleppo est, in mano ai ribelli, vivono oggi circa 300mila persone. Ad Aleppo ovest, dove risiede anche Mons. Tobji, circa 1,5 milioni di persone. I terroristi tirano ai civili. I bambini morti o mutilati sono migliaia. Aleppo è la città più distrutta – come afferma Mons. Tobji – dopo Hiroshima.

Si vive in una continua sofferenza. Aleppo est o Aleppo ovest, la zona controllata dall’esercito regolare e quella controllata dalle milizie anti-Assad, la sofferenza è sempre la stessa. Spesso senza acqua, sempre senza elettricità, privi di medicine essenziali, cibo, con il terrore continuo per le bombe che cadono sulle case, sugli ospedali, sulle scuole, sulle chiese. Si percepisce come una lenta agonia di un popolo e di una civiltà. Quella che si combatte in Siria è una guerra mondiale. Di questa guerra Aleppo è l’epicentro. Anche stando a casa non si è sicuri: ti crollano gli edifici in testa. Aleppo è semidistrutta (le due chiese maronite non ci sono più, tante moschee, ospedali, case, fabbriche, negozi sono in macerie).

Tutto questo con migliaia di persone, di qualunque età e condizione fisica a mettersi in marcia verso i campi profughi, dove se non ti rivolgi ai trafficanti non puoi andare oltre. I trafficanti sono gli unici veri beneficiari di persone che vogliono attraversare la Turchia. Le malattie fisiche e anche psichiche sono numerose, in quella situazione in cui tutti sono in attesa del proprio turno…di morire…

La democrazia, in realtà, non si esporta. I media calpestano la verità e sono parziali. Per far smettere la guerra, facendo nostro il pensiero di Mons. Tobji, servono due cose: stop alla vendita di armi e bloccare il flusso di terroristi via Turchia e Giordania. Le sanzioni economiche sono peggiori delle bombe, perché fanno male a semplici cittadini. Sono immorali e ingiuste. Con la guerra ci si guadagna due volte: si vendono armi e poi c’è la ricostruzione…In particolare, vivere oggi la fede cristiana in Siria non è affatto facile. Lì le comunità cristiane hanno fatto esperienza dell’ecumenismo del sangue e i singoli fedeli devono lottare ogni giorno contro la tentazione di abbandonare la propria terra o addirittura la propria fede. In realtà i cristiani si trovano sottoposti a forme di oppressione e discriminazione che minano giorno per giorno le loro concezioni di vita. Il nostro incontro vuole tenere viva la speranza. È bello far sentire il sostegno e la vicinanza di tutta la Chiesa, della nostra diocesi di Foggia-Bovino. Un sostegno che è fatto di preghiera costante e di un qualche aiuto concreto, tenendo conto di quanto San Paolo scriveva: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza, né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9, 7).

Anche noi ci uniamo alla sua voce, Eccellenza cara, e diciamo con forza: basta con la guerra! Desideriamo far nostri quelli che definirei i cinque comandamenti di Mons. Tobji:




  1. Basta vendere armi

  2. Bloccare il flusso di terroristi attraverso la frontiera turca

  3. Basta pagare gli stipendi ai terroristi

  4. Togliere le sanzioni economiche, immorali.

  5. Aiutateci a costruire vita. A favorire riconciliazione e accordi fra etnie e gruppi religiosi.



In questi giorni di preparazione alla Pasqua, rinnoviamo il nostro impegno ad essere artigiani di pace, pregando e operando, affinchè la pace abiti nel cuore di ogni persona, specialmente dei nostri fratelli e sorelle della Siria.



+ Vincenzo Pelvi