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In nome di Cristo Risorto

Ripercorriamo i principali appuntamenti del Triduo Pasquale: la Messa Crismale, la processione del Venerdì Santo e gli auguri del Vescovo in Episcopio

(pubblicato il 03-05-2011)
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La Messa Crismale del Giovedì Santo

Anche questo anno, il presbiterio della nostra Diocesi si è radunato in Assemblea Liturgica nella meravigliosa e suggestiva Basilica Concattedrale di Bovino per la celebrazione della Messa Crismale del Giovedì Santo. Di seguito riportiamo i passaggi cruciali dell’indirizzo augurale del Vicario Generale, mons. Filippo Tardio, e dell’omelia del nostro Arcivescovo Metropolita, mons. Francesco Pio Tamburrino.



L’intervento augurale del Vicario Generale, mons. Tardio

“La partecipazione alla Messa Crismale risulta sempre un’esperienza bella ed entusiasmante. Colpisce positivamente vedere i presbiteri che fanno corona al proprio Pastore in una vera epifania di comunione. È doveroso cogliere anche la presenza spirituale dei confratelli assenti per età o per motivi di salute ai quali va il nostro pensiero. La corona viene ulteriormente arricchita dai diaconi, dai seminaristi teologi e del Seminario Minore e dai fratelli nella fede che hanno scelto di condividere la gioia di questo giorno altamente significativo per noi sacerdoti”. “Tra poco rinnoveremo gli impegni presbiterali. Un momento che ci porta al giorno dell’Ordinazione. Non vuole essere un ricordo carico di sola emotività, ma un rivivere un momento fondamentale della nostra vita. In quel giorno il Signore ha preso sul serio la nostra esistenza trattandoci da uomini adulti in grado di assumersi le responsabilità. Ha avuto fiducia, pur conoscendo la nostra creaturalità. Anche oggi ha ben presente ciò che ognuno conserva nel cuore, chiude gli occhi sulle nostre fragilità e continua a stimarci chiedendoci di appoggiarci a Lui e non sulle nostre forze e capacità. Ancora una volta ha il coraggio di unirci intimamente a sé  e ci chiede di fondare la nostra vita su di Lui senza tentennamenti”. “Il Suo sguardo è rivolto al futuro, alle cose nuove che vuol realizzare. E ci invita a guardare tutto con i suoi occhi”. “Infine, mi si consenta un pensiero sulla Visita Pastorale che lei, Eccellenza, sta facendo. Un pensiero da presentare alla responsabilità presbiterale di tutti i confratelli. Nella diversità delle situazioni parrocchiali emerge una costante e si leva un grido unanime: viene chiesta ad alta voce l’attenzione al mondo dei ragazzi, alla Pastorale giovanile ed alla famiglia”. “Noi come guide di comunità e responsabili dei fratelli non possiamo ignorare questo appello”. “La partecipazione a questa Eucarestia risulti per ciascuno un vero appuntamento di rinnovamento e di salvezza. Faccia rinascere il desiderio di unirsi sempre più intimamente a Cristo, autore e modello del nostro sacerdozio”.


L’omelia dell’Arcivescovo, mons. Tamburrino

Conosciamo per esperienza dolorosa le difficoltà che incontriamo nel custo­dire e nel perfezionare la fisionomia presbiterale ricevuta nel giorno della nostra ordina­zione. Viviamo in un mondo che sembra impostato su una logica opposta al pensare e al vivere cristiano: un mondo nel quale dobbiamo agire e al quale non dobbiamo, però, apparte­nere, secondo quanto Gesù afferma nel cenacolo durante la  sua grande preghiera sacerdotale. Di fronte a questo mondo, quanta compassione dobbiamo nutrire per esso; quanta diffidenza, quanta condanna, e quanta fuga interiore! Spesso ci si scopre convertiti al secolo, il cui principe, è satana, quasi senza accorgersene: si inizia con qualche cedimento che pare un nulla, e si arriva al rifiuto di Dio o all’indifferenza religiosa, che è ancora peggio. Non ci si preoccupa neppure di mettere lo Spirito a custodia del nostro animo, per cui ci riempiamo la vita di altro, e lo Spirito non trova più accoglienza.

Non dimentichiamo, poi, che il mondo attraversa anche il nostro cuore fragile e incerto. Voglio farne cenno, quasi per aiutarci a formulare,  [..] un indispensabile esame di coscienza e a far scaturire qualche necessario proposito. L’aggressione dello spirito del mondo comincia con la negligenza e quasi disgusto per la preghiera. I padri della Chiesa lo chiamavano “accidia” o disamore per la vita spirituale. L’accidia induce l’abbandono degli esercizi spiri­tuali e del sacramento della Penitenza, la fretta e la superficialità nella celebrazione della Messa, la trascuratezza nella Liturgia delle Ore, nella meditazione, nella preghiera personale e nella intercessione per il nostro popolo, del quale siamo stati costituiti sentinelle nella  notte. Il mondo ci aggredisce con l’attrattiva della televisione e di altri svaghi che distolgono dal Signore, con la mancanza di controllo nel fumo, nel cibo e nelle bevande. Altri punti in cui si manifesta un certo spirito mondano possono essere l’accostamento indelicato e magari un poco possessivo alle persone, l’attaccamento ai soldi, così da pretendere il superfluo e da separarsi troppo dallo stile della gente con cui si vive. Per non parlare di difficoltà inerenti al ministero sacerdotale: il ritualismo, il senso di inu­tilità del proprio lavoro, la solitudine, la frustrazione di fronte all’inconcludenza dei propri sforzi e così via. È questo il campo della nostra quotidiana battaglia contro lo spirito del mondo, che tenta di spegnere lo spirito di profezia, immesso nel nostro sacerdozio ministeriale dal giorno della nostra ordinazione”.

“Può sembrare tentativo di moralismo il voler elencare  questi e altri  rischi ed eventuali infedeltà. Il fatto è che l’ambiente sociale e culturale in cui ci muoviamo propone di con­tinuo e in modo prorompente,  o seducente, uno schema di pensiero e di vita che si disegna, poco o tanto, contrario al Vangelo. Forse abbiamo troppo idealizzato una certa positività del mondo nel quale pure opera lo Spirito, ma che in verità è ‘in maligno positus’ , come dice l’apostolo Giovanni (1  Gv 5, 19): tutto il mondo sta in potere del Maligno. Forse abbiamo troppo allentato le difese che ci si imponevano per non tradire la nostra identità cristiana e sacerdotale”.

“Proprio perché ci si dona a Cristo risorto totalmente, esclu­sivamente ed eternamente per assumerne le funzioni di maestro, di sacerdote e di pastore, si è consegnati alla Chiesa e al mondo con una precisa identità che richiede anche distac­chi netti perfino da ciò che, in qualche caso, in sé si qualifica come valore.

L’essere prete implica un atto di fede in ciò che si è e in ciò che si è abilitati a fare, perché ci si unisce a Cristo e se ne continua la presenza e l’opera di salvezza in modo e in misura del tutto originali. Il sacerdozio è condizione dialogica, anzi comunionale con il Signore Gesù. Senza tale riferimento essenziale, non ha significato né la propria struttura ontologica di mediazione e di grazia, né la propria attività pastorale e missiona­ria. Perché il prete possa davvero predica­re, celebrare, guidare in nome di Cristo, deve sapersi specchiare nel volto di Cristo e riverberarne la luce sugli uomini”.


La processione del Venerdì Santo

“Il Venerdì Santo è la vetta più alta dell’amore” perché attraverso la crocifissione si manifesta il dono estremo che Dio ha fatto all’umanità intera. Con queste intense parole, il nostro Arcivescovo Metropolita, mons. Francesco Pio Tamburrino, ha guidato nella riflessione i fedeli, durante la Celebrazione della Passione del Signore, presso la chiesa di San Domenico. La Misericordia di Dio è arrivata a tutti tramite la sofferenza di Gesù Cristo: “Per le sue piaghe siamo stati guariti”, ha spiegato il Presule, che dopo l’Adorazione della Croce, ha guidato la consueta processione del Venerdì Santo, tanto cara ai cittadini di Foggia. Dopo aver percorso le vie più antiche della città, i fedeli si sono fermati in Piazza XX Settembre, dove mons. Tamburrino, alla presenza di circa cinquemila persone e delle autorità locali, ha rivolto a Foggia un accorato messaggio. La bellissima chiesa di San Francesco Saverio, con la sua mistica imponenza, ha fatto da cornice ad un altissimo momento di condivisione e partecipazione collettiva. L’abbraccio paterno e amorevole dell’Arcivescovo ha idealmente accolto attorno a sé i foggiani, che, con lo sguardo rivolto alle statue portate in processione, hanno assistito al momento più commovente della giornata: l’incontro tra Maria Addolorata e Gesù Cristo. Quest’ultima è una tradizione tutta foggiana, che testimonia la straordinaria devozione di un popolo che, nonostante il periodo critico della città, non ha perso la speranza e rimane ancorato alla fede in Cristo. In un suggestivo momento di silenzio, davanti agli occhi umidi di lacrime dei cittadini, si è manifestata una meravigliosa rappresentazione simbolica e popolare della pietà: l’incontro tra la Vergine Addolorata e il Cristo morto. Le statue raffiguranti Madre e Figlio, avanzano l’una verso l’altra per tre volte, la terza volta, però, si avvicinano di più in un abbraccio mistico. La sacra rappresentazione, come ogni anno, è stata accompagnata da una musica struggente che ha lasciato tutti, per qualche minuto, senza parole.

Poi, come ha commentato l’Arcivescovo nel suo messaggio alla città, la sera è scesa sul più grande dolore e sul più grande amore e sul Golgota è rimasta nuda e sola la Croce. “La Croce è l’acquisizione permanente di quel tremendo travaglio”, ha affermato mons. Tamburrino, che ha aggiunto: “La Croce ci dice che è finita qualsiasi inimicizia con Dio”. Il Presule, inoltre, ha spiegato che il male può essere generato sia dall’ignoranza sia dalla consapevolezza. Di conseguenza, chi sceglie la strada della ribellione a Dio o non conosce le infinite forme del bene oppure con convinzione opera per il male. Tuttavia, il Vescovo ritiene che gli uomini siano più deboli che malvagi. Ma, al di là delle motivazioni, come ha puntualizzato il nostro Arcivescovo, Gesù ha sacrificato la sua vita per tutte le forme di male. Quindi, mons. Tamburrino, invita tutti a soffermarsi sotto la Croce, perché è in questo luogo che, nonostante i peccati, ognuno di noi può trovare la pace.


Gli auguri del Sabato Santo

Come ogni anno, l’Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino, sabato scorso, ha rivolto gli auguri pasquali ai fedeli, alle realtà ecclesiali della Diocesi e alle autorità cittadine. Ad aprire il momento di condivisione è stato il Vicario Generale, mons. Filippo Tardio, che ha rimarcato il significato profondo delle celebrazioni della Settimana Santa. Esse, infatti, ci conducono alla “riscoperta della figliolanza di Dio”.  Attraverso la Lettera Pastorale “Il Vangelo della carità”, l’Arcivescovo, secondo mons. Tardio, ha guidato l’intera Diocesi nell’esercizio quotidiano della carità ed ha sottolineato che “non camminiamo da soli, ma insieme nella Chiesa”. A questo proposito, il Vicario Generale ha ricordato il pregevole lavoro svolto durante i lavori dell’ultimo Convegno Pastorale Diocesano “La Chiesa educa alla testimonianza di carità”, attraverso il quale sono stati sviluppati proficui ed intensi momenti di dibattito e confronto sul tema dell’emergenza educativa.

In seguito, è intervenuto il segretario generale della Cdal (Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali), Michele De Gregorio che, a nome di tutti i gruppi e i movimenti ecclesiali aderenti alla Consulta, ha rivolto gli auguri pasquali al Vescovo ed ha ribadito che il cammino di risurrezione passa per la consapevolezza del peccato stesso. Citando le celebri parole di Giovanni Paolo II, che invitavano a spalancare le braccia a Cristo, De Gregorio ha spiegato che, attraverso l’adesione a Cristo è possibile acquisire uno “sguardo profetico”, in grado di dare concretezza all’impegno educativo per la carità, in particolare, nelle parrocchie e in famiglia.

Nel suo intervento, l’Arcivescovo ha sottolineato che la Pasqua rappresenta il vertice, la pienezza “di tutto il disegno del Padre” e che “più profondamente ci tocca” perché coinvolge direttamente il Suo Unico Figlio. Il desiderio della Risurrezione, ha puntualizzato il Presule, “era il sospiro segreto di tutta la Creazione”. Infatti, anche i secoli precedenti erano diretti verso la Risurrezione. In quest’ottica, “il progetto di salvezza”, ha rimarcato il Vescovo, si “è avverato nel cuore della storia”. Quindi, il traguardo ultimo e vero è la vita stessa.

Mons. Tamburrino, in un altro passaggio del suo messaggio, ha ricordato i bellissimi momenti di partecipazione legati alla Visita Pastorale di quest’anno, grazie alla quale “sta riscoprendo i semi della risurrezione”. L’intenso lavoro missionario delle parrocchie locali, infatti, esprime la potenza del Risorto. “Cercare segni di risurrezione nelle nostre comunità”, questa è una delle finalità della Visita Pastorale secondo il Presule. “La Pasqua c’è e noi possiamo sperare”, con queste parole paterne, mons. Tamburrino ha incoraggiato i presenti, che quotidianamente si impegnano per declinare nella vita della nostra realtà locale il messaggio di amore di Cristo. A questo proposito, inoltre, il Vescovo, parafrasando Platone, ha ribadito che solo l’amore rende la vita degna di essere vissuta.

Dopo l’incontro con i fedeli e le realtà ecclesiali della Diocesi, l’Arcivescovo ha incontrato le autorità locali. In particolare, erano presenti il Capo di Gabinetto del Prefetto, Daniela Aponte; il Sindaco di Foggia, Gianni Mongelli; il Presidente della Provincia, on. Antonio Pepe; il Colonnello Augusto Candido, in rappresentanza delle Forze dell’Ordine.

In apertura, mons. Tardio ha manifestato la vicinanza della Diocesi nei confronti del Comune per la perdita di Rocco Laricchiuta, Assessore Comunale alla Cultura e medico del capoluogo dauno, scomparso, nei giorni scorsi, all’età di 68 anni per un male incurabile.

A tal proposito, il Sindaco ha affermato che anche dalle difficoltà e dalla sofferenza è possibile “ripercorrere la strada della speranza”. A questo messaggio di speranza si è associata anche la dott.ssa Aponte, pur sottolineando le innumerevoli difficoltà in cui versa la città. L’onorevole Pepe, dal canto suo, ha colto l’occasione per ringraziare la Chiesa locale, che attraverso il proprio operato è molto vicina alle Istituzioni. Il Presidente della Provincia, inoltre, ha sottolineato che nella Lettera Pastorale sulla carità sono presenti le migliori indicazioni per “riempire di contenuti la parola solidarietà”. Infine, è intervenuto il colonnello Candido che ha ribadito che attraverso l’azione solidale si deve cercare di non lasciare indietro nessuno, soprattutto i più deboli.

A concludere l’incontro con le autorità è stato il nostro Arcivescovo, mons. Tamburrino, secondo il quale nonostante la crisi economica e della politica, la disoccupazione e gli abominevoli fenomeni di razzismo, legati ai nuovi sbarchi di immigrati africani, non bisogna lasciarsi andare allo scoramento. “Per noi impauriti”, ha sottolineato il Presule, la Pasqua rappresenta l’annuncio di una risurrezione che vince la morte. Tuttavia, per superare le difficoltà è necessario, per il Vescovo, scegliere uno stile di vita sobrio ed eticamente fondato. La Pasqua è “la Misericordia di Dio che si riversa sull’umanità intera”, che, in tal modo, “può rinascere alla fiducia e alla speranza”.