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IL MATRIMONIO, SACRAMENTO PER LA VITA DEL MONDO

Relazione - Aula magna del Dipartimento di Economia, Foggia 30 maggio 2016

(pubblicato il 30-05-2016)
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IL MATRIMONIO, SACRAMENTO PER LA VITA DEL MONDO



Relazione

Foggia - Aula magna del Dipartimento di Economia, 30 maggio 2016



In principio. Il sogno di Dio è l’amore fedele, fecondo e inesauribile che riempie di gioia l’esistenza familiare ed ecclesiale. Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina, i due diventeranno una carne sola. Il sogno di Dio sono i due che si cercano, che si amano e che realizzano una comunione di due libertà. Gesù aggiunge: l’uomo non separi quello che Dio ha congiunto. Si tratta di tener vivo il progetto dell’origine, impegnandosi con tutte le forze per crescere nell’amore reciproco.

Ma non per tutte le famiglie questo progetto resiste alle prove e dura per sempre. Occorre, allora, ribadire non solo l’ideale della famiglia ma riflettere concretamente sulla complessa realtà coniugale e familiare: è una delle priorità dell’Esortazione pontificia Amoris laetitia. Un testo che utilizza il linguaggio dell’esperienza per offrire uno sguardo aperto, profondamente positivo, che si nutre non di proiezioni astratte, ma di un’attenzione pastorale concreta.

Ricchi di spunti spirituali e di sapienza pratica utili a ogni coppia o a persone che desiderano costruire una famiglia, i nove capitoli del documento di papa Francesco raccolgono i risultati dei sinodi tenuti nel 2014 e 2015 .

La chiave di lettura del documento è essenzialmente pastorale: più che di un trattato, esso è un racconto di azioni, pensieri e parole che hanno lo scopo di realizzare unità. Non si tratta, dunque, di un elenco freddo di prescrizioni, ma di un invito all’accoglienza, all’accompagnamento, al coinvolgimento e all’integrazione. La famiglia esiste e non cede all’usura del tempo. Il matrimonio rimane sacramento di una salvezza possibile e vicina. La fedeltà all’irrevocabile legame personale della reciprocità affettiva dell’uomo e della donna, alla quale il Signore ha donato la gioia indivisa dell’intimità sessuale e della responsabilità generativa, fa crescere lietamente la qualità spirituale della vita del mondo. Con una certa analogia all’Eucaristia, il matrimonio potrebbe dirsi sacramento per la vita del mondo. Quando le cose vanno male tra uomo e donna, tutte le altre vanno male. Quando la complicità affettuosa e la reciprocità feconda della coppia non hanno più incidenza nell’educazione dei giovani e nella città dell’uomo, la stessa vita del pianeta (ambiente, lavoro, giustizia, cultura) è esposta al degrado. C’è un filo conduttore del magistero di papa Francesco: la gioia del Vangelo (EG) e la gioia dell’amore (AL) attraversano l’impegno di curare la casa comune, l’ecologia umana e cristiana del pianeta (LS). Amoris laetitia è una delicata sintesi della dottrina sociale della Chiesa sul tema della famiglia che «vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo» (AL 324). 

E’ bellissimo contemplare l’amore di coppia che sente e vede in grande, che vuole e realizza il bene, plasmando relazioni autentiche. Un ideale che non esclude l’esperienza del limite, della fragilità umana e dell’esperienza del peccato presente in modi diversi, perché, come ha detto Gesù, basta guardare una donna con desiderio nel cuore per commettere adulterio (cf. Mt 5,28).

Ma la misericordia annunciata da Gesù non può essere meritata né condizionata, perché la giustizia divina non è mai punitiva ma giustificante. La Chiesa è presenza che accoglie i peccatori, non l’assemblea di quanti si ritengono giusti e nel discernere qualcuno in situazione cosiddetta irregolare, cioè non conforme alle esigenze del Vangelo, deve trattare questi peccatori manifesti come ha fatto Gesù, andando a cercarli, alloggiando da loro, accompagnandoli senza mai abbandonarli. Per realizzare tale attenzione non necessita una normativa generale di tipo canonico applicabile in modo indifferenziato in tutte le situazioni e nelle diverse aree culturali, ma piuttosto che la Chiesa, nella mediazione dei pastori, eserciti il discernimento nelle diverse situazioni personali senza casistica, interessata più a misurare il peccato che a ospitare le sofferenze che accompagnano le contraddizioni alla volontà di Dio. 

A riguardo mi pare che l’Esortazione coniughi dottrine e vita nell’orizzonte dinamico della grazia, riversata dallo Spirito nel cuore dei credenti. Infatti, la verità divina non muta ed è sempre feconda di luce e di vita per chi docilmente la accoglie. In questa direzione andranno posti approfondimenti per uscire da una considerazione schematica e rigida della relazione tra dottrina e pastorale. L’intreccio tra questioni dottrinali e prassi segnerà profondamente il modo della vicinanza della Chiesa nel mondo contemporaneo. In quest’ambito un forte profilo dell’identità dottrinale appare condizione indispensabile previa a ogni agire pastorale e al tentativo di fare fronte alle sfide epocali che la comunità ecclesiale e la società odierna sono chiamate ad affrontare. Bisogna essere attenti perché non si può disattendere alla custodia integrale del depositum fidei, quasi acconsentendo in maniera disinvolta e superficiale a un relativismo dogmatico e a uno sguardo confuso sull’attuale situazione storica.



Una svolta nella pastorale di famiglia

Il documento Amoris laetitia incoraggia a vivere il Vangelo nelle rispettive situazioni di vita e a scoprirlo come fonte dell’amore.

Proprio nella sfera vitale della sessualità, della relazione, del rapporto di coppia, del matrimonio, della genitorialità e della famiglia, per ogni persona che ci si pone di fronte, abbiamo a che fare con una storia propria, con attese, impronte, desideri e anche peculiari ferite, che è difficile classificare e valutare in base a categorie esterne. 

È un compito impegnativo per la cura pastorale, poiché senza un intenso e permanente dialogo personale tutto ciò non sarà possibile. La triade «accompagnare, discernere e integrare» descritta da Papa Francesco, diventerà il perno della pastorale familiare. Ciò non mancherà di avere ripercussioni sulla formazione e sul profilo dei sacerdoti e degli operatori pastorale nel seguire una cura pastorale esigente, che poi può portare anche ai sacramenti del matrimonio, della riconciliazione e dell’eucaristia, i quali esprimono in modo particolare la communio con Cristo e la Chiesa.

Dinanzi alla vastità e alla complessità delle esigenze poste da Amoris laetitia, un aspetto decisamente positivo del documento è che Papa Francesco non ha bisogno di modificare la grande dogmatica e non introduce nuovi orientamenti, dei quali occorrerebbe tener conto. Anzi, egli riconduce la dottrina sempre al suo nucleo e anche al suo linguaggio, che deriva dal Vangelo, sicché molte cose sono riscoperte. Anche l’indicazione che gli insegnamenti e le norme della Chiesa hanno bisogno di un adattamento nella prassi pastorale non è un’innovazione introdotta da Papa Francesco. I numerosi riferimenti non solo ai suoi predecessori, ma, nella questione dell’adattamento, anche a san Tommaso d’Aquino, fanno vedere chiaramente che si tratta di importanti beni rinvenuti nel tesoro della tradizione della Chiesa .

Le norme e le regole generali, quando vengono applicate a situazioni concrete, specifiche, non sempre sono del tutto adeguate. Non sempre tutti possono comprendere il significato esatto, e a volte la situazione non può essere davvero racchiusa pienamente in una regola. Allora serve la saggezza umana per trarre il meglio da ogni situazione, rispettando la regola solo in parte o non rispettandola affatto, perché altrimenti non si otterrebbe nulla di sensato. Papa Francesco rende questa sobria teoria d’azione feconda per la Chiesa. Perciò quanti hanno in cura le anime devono agire con saggezza, e questo nel senso dell’insegnamento della Chiesa e al tempo stesso alla luce della misericordia, che per principio deve caratterizzare l’azione della Chiesa. Salus animarium suprema lex . 

Su questo sfondo si comprende anche perché Amoris laetitia pone attenzione anche al rispetto della coscienza individuale, che occorre formare, ma non sostituire , e la necessità di trovare nelle Chiese particolari soluzioni più inculturate, «attente alle tradizioni e alle sfide locali» (AL 3). Il Papa fa proprie così alcune affermazioni sinodali: «Le realtà che ci preoccupano sono sfide. Non cadiamo nella trappola di esaurirci in lamenti autodifensivi, invece di suscitare una creatività missionaria. In tutte le situazioni “la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. […] I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana” (Relatio synodi 2014, 11)» (AL 57). Di qui ritengo opportuni soffermarmi, come richiesto da più parti, sul capitolo ottavo del documento.



Dacci il nostro amore quotidiano

Il    capitolo ottavo costituisce un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa usa tre verbi molto importanti, fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari: accompagnare, discernere e integrare. La lettura di questo capitolo ricorda che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo (cf. AL 291). Certo comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e prevenire le difficoltà (cf. AL 307). 

Papa Francesco fa suo il percorso sinodale senza chiuderlo ma aprendolo a possibili e doverosi ulteriori sviluppi. È cosciente della complessità dei temi in oggetto e forse anche del rischio di qualche disagio nella Chiesa. La sua non è una propo¬sta che cerca una via di mezzo per accontentare tutti ma l’indicazione di un cammino che indica un percorso.



Il pensiero del papa

Ci sono alcuni paragrafi dell’Amoris laetitia che ci aiutano a entrare nella comprensione del pensiero di papa Francesco.     

«Il cammino sinodale ha permesso di porre sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale, di allargare il nostro sguardo e di ravvivare la nostra consapevolezza sull’importanza del matrimonio e della famiglia. Al tempo stesso, la complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza. I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL 2). 

Considerata la delicatezza e serietà della riflessione aperta e sincera, il papa indica un percorso ben sapendo che ci potranno essere ulteriori sviluppi. Come aveva fatto per il dibattito sinodale, il pontefice chiede che possa continuare un confronto e un dibattito serio e onesto con la libertà di fare delle ipotesi senza il timore di essere additati come eretici o come tradizio¬nalisti. Il papa sa che su questo fronte la Chiesa deve ancora crescere.

Ricordando, poi, che il tempo è superiore allo spazio, il documento ribadisce che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero (cf. AL 3). Rimane così deluso chi si aspettava una precisa indicazione che riaf-fermasse la dottrina e la disciplina di sempre o delineasse in modo normativo nuove prassi ecclesiali.

La conclusione è coerente con queste premesse e dopo aver de¬scritto una varietà di situazioni Francesco afferma:

Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, come quelle che abbiamo sopra menzionato, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. E possibile soltanto un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi», le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi (cf. AL 300).

Ci sembra di poter dire che il pontefice assume il frutto della rifles¬sione del sinodo e, nella fedeltà e continuità con il magistero della Chiesa, apre percorsi di mediazione pastorale che se rappresentano un approfondimento della disciplina ecclesiale, rimangono tuttavia ancora indicazioni generali e bisognose di essere sperimentate e poi eventualmente incoraggiate o frenate. Alla via discretionis, che alcuni avevano teorizzato con il tentativo di formare un nuovo percorso, papa Francesco aggiunge la via caritatis .



Le tre dimensioni della via caritatis

Accompagnare. Il papa parte da alcune affermazioni precise sul si¬gnificato del matrimonio cristiano: «Ogni rottura del vincolo coniu¬gale è contro la volontà di Dio» (AL 291); «altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizza¬no almeno in modo parziale e analogo» (AL 291). La Chiesa però è consapevole della fragilità di molti suoi figli, riconosce che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite e per questo «non manca di valorizzare gli “elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più” al suo insegnamento sul matrimonio» (AL 292) e vuole accompagnare come una madre chiamata a essere come la luce del faro e come una fiaccola.

Integrare. La storia della Chiesa, ricorda il Pontefice, è sempre stata attraversata da due logiche: emarginare e reintegrare. Così è successo in passato nell’assemblea di Gerusalemme verso i pagani che si convertivano e poi con i lapsi che avevano abiurato la loro fede nel tempo della persecuzione. «Si tratta di integrare tutti - afferma il papa - si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale» (AL 297).

Tutti possono essere integrati, continua papa Francesco, a meno che non ostentino la loro condizione senza riconoscere con umiltà che questa ha ferito la Chiesa e la sua testimonianza del Vangelo nel mondo; ma anche costoro potrebbero. comunque essere integrati invitandoli a vivere forme di carità e momenti di preghiera (cf. AL 297). Per le cosiddette situazioni irregolari la scelta del papa, in continuità con le conclusioni del Sinodo, è quella di un «approccio pastorale verso persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati o che semplicemente convivono» (AL 297).

Discernere. In continuità con Familiaris consortio il papa ricorda che ci troviamo davanti a situazioni molto diverse: il coniuge abban¬donato, quello che ha lottato per salvare il matrimonio, quello che è passato a seconde nozze per i figli, quello che è certo in coscienza della nullità del suo matrimonio, quello che con superficialità è passa¬to a seconde nozze (cf. FC 84). Giovanni Paolo Il da queste distinzioni non aveva però tratto prassi diversificate. Se per motivi di giustizia e opportunità andava rispettato il secondo legame, per poter essere in piena comunione con la Chiesa e poter accedere ai sacramenti, l’in¬dicazione era di impegnarsi, dentro il nuovo legame, nell’astensione dagli atti propri del matrimonio.

Papa Francesco non fa un passo in avanti regolando questi diversi casi ma consegna alla Chiesa la strada del discernimento che preve¬de una lunga serie di questioni con cui confrontarsi: la valutazione dell’effettivo grado di responsabilità nella rottura del matrimonio, il comportamento verso i figli, i tentativi di riconciliazione, la con¬dizione del partner abbandonato, le conseguenze della rottura sulla comunità. Si tratta di mettere in atto un percorso di discernimento, che arrivi alla formazione di un giudizio corretto, frutto di una co¬scienza seria e formata, rispettando le esigenze di verità e carità, di umiltà e riservatezza, con la guida di un sacerdote. In questo percorso va rispettata maggiormente la coscienza delle persone coinvolte (cf. AL 303).

Il discernimento va fatto nel foro interno ma, ci sembra di dover dire, l’assunzione seria di questa indicazione non può avere i tratti di una veloce confessione. Si tratta di mettere in atto un cammino di verità che necessariamente richiede tempo e pazienza perché il tutto non si riduca a un fai da te poco serio e contrario alle inten¬zioni del papa .



Camminare insieme come famiglia

Alla luce delle sfide e delle attese riguardanti la famiglia oggi, la Chiesa si riconosce chiamata a proporre con convinzione il Vangelo della famiglia, fondato sul disegno del Creatore e sulla parola e l’azione del Figlio incarnato. Nella libertà del sì scambiato dall’uomo e dalla donna per tutta la vita, si fa presente e si sperimenta l’amore di Dio, per cui testimoniare l’inestimabile valore dell’indissolubilità e della fedeltà matrimoniale è tra i doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo (cf.  FC 20). 

Ne consegue che la famiglia va benedetta. Ecco un compito che ci viene consegnato: annunciare la bellezza di un amore che, nei suoi limiti e nelle sue contraddizioni, è capace di accogliere la vita, di perdonare, di chinarsi sul più debole, di attra¬versare le diverse stagioni dell’esistenza. Sì, la famiglia è il luogo dell’evidenza di una verità antropo¬logica fondamentale: noi siamo relazione. 

Tutti siamo nati da una madre: «Tutti siamo figli. E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto» (AL 188).

E poi nella famiglia si costituisce quel com¬plesso di relazioni interpersonali - nuzialità, pa-ternità-maternità, fìliazione, fraternità, - median¬te il quale ogni persona umana è introdotta nella famiglia umana e nella famiglia di Dio che è la Chiesa (cf. Relatio finalis 2015,44). Relazioni che si allargano anche fuori e non sono mai simmetri¬che, ma sempre strutturalmente “impari”. Dove la differenza non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la ge¬nerazione (cf. AL 182,184). Ciò implica la capacità di vedere il bene che esiste, impegnandosi a portare a compimento ciò che ancora è imperfetto, piuttosto che preten¬dere che la realtà corrisponda all’idea. 

La famiglia è una realtà viva, un percorso avventuro¬so, controcorrente rispetto al mondo intorno (cf. AL 111). Essa è una sfida che ha quasi dell’impossibile: come mante¬nere fede nel tempo a una parola data, quando inevitabilmente si cambia, quando le circostanze ci mettono alla prova, quando si sperimentano, disillusione e solitu¬dine? Come capire che l’avventura non è fuggire l’impegno ma osare, non scappare dal deserto ma attraversarlo? Come trasmettere la fiducia che solo grazie a questo coraggio può esplodere la vita? Papa Francesco ci sprona non a pretendere di separare il grano dalla zizzania, ma a trovare tutto il buono che c’è nelle diverse situazioni, a vedere il “non” come un “non ancora”, facendo di tutto per aiutare a crescere ciò che di bene c’è nelle persone, sapendo aspettare con la pazienza del contadino, il tempo giusto del raccolto. 

La famiglia va accompagnata con discernimento e competenza, cogliendo le nuove opportunità che si offrono, discernendo le aspirazioni dei figli, fidandosi di forze che non sono le nostre, consapevoli che l’essere umano è “capace di Dio”. Nes¬suno va lasciato solo. La Chiesa deve diventare compagna di viaggio, aprendo le proprie porte alla famiglia, diventando, un luogo in cui le fati¬che e le ferite possono essere curate e trasformate in luce . 

In un mondo profondamente diso¬rientato, dove convivono condizioni e contesti culturali e sociali molto diversi, particolarmente i pastori sono chia¬mati a esercitare quel necessario discernimento, che non è arbitrio o discrezionalità, ma azione di re¬sponsabilità. In realtà vige una profonda interazione tra famiglia che ama e Chiesa che santifica. Gli stessi sinodi hanno evidenziato come la famiglia è luogo privilegiato di quel rapporto Chiesa – mondo di cui parla la Gaudium et spes. La famiglia può profilarsi come un’autentica scuola di umanità buona, sana e felice secondo il progetto di Dio sulla storia dell’umanità. Come afferma papa Francesco, sulla porta d’ingresso della vita della famiglia sono scritte tre parole: permesso, grazie, scusa. Infatti, queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace con tutti. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica. Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare .



Per una pastorale della misericordia 

L’esegeta Paul Beauchamp amava ricordare: «La legge è preceduta da un “sei amato” e seguita da un “amerai”. Sei amato, fondazione della legge, amerai, il suo superamento. Chiunque astrae la legge da questo fondamento e da questo fine, amerà il contrario della vita, fondando la vita sulla legge invece di fondare la legge sulla vita ricevuta». Quest’affermazione sembra guidare l’insegnamento di papa Francesco, che ricolloca la vita coniugale e familiare secondo le esigenze della loro verità divina e insieme sotto la luce della misericordia. 

La misericordia pastorale è il criterio fondamentale per accompagnare, discernere e integrare la fragilità di coloro che hanno smarrito la gioia dell’a¬more. Al fine di incoraggiare i giovani ad incamminarsi verso la bellezza del matrimonio e della vita familiare, Amoris laetitia ricorda che «comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (AL 307). Gli atteggiamenti di Gesù nei Vangeli sono ispirati da questa verità. Egli vede coloro che incrociano il suo cammino, al di là di quello che vedono gli altri: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca” (Lc 7,36ss). La misericordia ci fa osservare con lo sguardo di Dio, vedere come lui e ciò è molto più impegnativo che valutare la conformità o meno a una norma.

Dall’attenta considerazione delle circostan¬ze attenuanti, psicologiche, storiche e anche biolo¬giche, deriva l’esigenza di accompagnare con pazienza le tappe di crescita delle persone secondo le loro reali possibilità. Pazienza che è anzitutto quella di Dio e che è poi all’origine della vita umana, e ancora di più della vita cristiana, quando quest’ultima è una relazione autentica con Dio e non tanto un conformismo morale. Il Papa com¬prende la preoccupazione di coloro che preferiscono una pastorale più rigida e il loro timore per una cer¬ta confusione, tuttavia crede «sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamen¬to obiettivo, “non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada”» (ib.). Perciò, i pastori che propongono ai fedeli l’ideale evangelico secondo l’insegnamento ecclesiale, hanno il dovere di aiutarli «ad assumere la logica della compas¬sione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti» (ib.).

Questa raccomandazione rivolta ai pastori è particolar¬mente importante, perché all’interno della comunità cristiana si stabilisca un autentico clima di rispetto, di accoglienza e di integrazione. Non di rado si presenta la tentazione di assumere atteggiamenti scostanti, di imbarazzo e persino di rifiuto verso coloro che vivono in situazioni dette non regolari, come se qualcosa venisse tolto a chi ha il dono di vivere felicemente il proprio matrimonio. Si tratta della delicata sfida non solo dell’accompagnamento da parte dei pastori, ma anche della integrazione delle famiglie ferite e smarrite nella comunità ecclesiale, perché non avvenga alle famiglie fedeli di reagire come il figlio maggiore della parabola evangelica del Padre misericordioso, che, sentendo¬si offeso, fatica ad accogliere il fratello minore che era perduto (cf. Lc 15,28). Impariamo a trattare le situazioni dei divorziati risposati «evitando ogni linguaggio e atteg¬giamento che li faccia sentire discriminati e promo¬vendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimo¬nianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità» (AL 243).

Nell’anno giubilare della misericordia, questa rifles¬sione e le indicazioni che ne derivano sono quanto mai provvidenziali: «“La Sposa di Cristo fa suo il compor¬tamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno”. Sa bene che Gesù stesso si presen-ta come Pastore di cento pecore, non di novantanove. Le vuole tutte» (AL 309). Con questa consapevolezza sarà possibile aprire ogni porta, perché coloro che sono fuori sappiano che sono attesi, e quelli che sono dentro si facciano prossimo a chi è lontano. La missione della Chiesa, infatti, non si misura dal numero di quanti si aggiungono, ma con quello di coloro che escono per accogliere, incontrare e accompagnare. Molto spes¬so, invece, ci comportiamo come custodi del recinto, controllori delle porte, doganieri che stabiliscono più regole di quelle che il Vangelo propone, impedendo di trovare riposo nella casa paterna dove c’è posto per tutti, specie per i più provati dalla vita. Quella della Chiesa, sposa del Signore misericordioso, «non è una proposta romantica o una risposta debole davanti all’a¬more di Dio, che sempre vuole promuovere le persone, poiché “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia”» (AL 310)  .

L’Esortazione Amoris laetitia non si limita a conside¬rare la situazione di coloro che sperimentano il doloroso fallimento del matrimonio, pur volgendo verso di loro lo sguardo misericordioso di Dio. A volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all’amore incondizionato di Dio .

In conclusione, con questo documento la morale coniugale si avvicina di più all’impostazione della morale sociale e soprattutto della dottrina sociale della Chiesa, non solo per un percorso impegnativo che non ha la pretesa di entrare in tutte le questioni più particolari, ma anche perché all’orizzonte vede profilarsi, come per l’etica sociale, possibili soluzioni inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali . Nel giubileo della misericordia si può dire che Amoris laetitia è un grande dono che il Pontefice fa alle famiglie di oggi e a quelle di domani, un dono a una società disorientata, che chiede di stare al passo con i tempi senza perdere i riferimenti di fede. Cosa succederà nei prossimi anni? Possiamo immaginare che la via tracciata da papa Francesco non sarà di facile e immediata applicazione. Tuttavia è significativo che l’Esortazione si concluda con un appello: «camminiamo famiglie, continuiamo a camminare» (AL 325). La vita è un processo di crescita che va dall’immagine ferita dal peccato alla somiglianza con colui che è l’amore. Testimoniamo con coraggio la bellezza della vita familiare, che richiama la gioia del vangelo e il rapporto filiale con Dio, la fraternità con il prossimo, la cura amorevole della casa comune. Niente è esigente come l’amore che non si può avere a buon mercato. E’ vero: il male nasce dove l’amore non basta.  

 



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