INTERVENTI

In quei giorni

Lettera ai Sacerdoti per il Santo Natale 2020

(pubblicato il 22-12-2020)
Immagine di In quei giorni

Carissimi,



non avendo potuto vivere il ritiro spirituale in preparazione al Natale, avverto con voi l’assenza di una vicinanza spirituale. Ci è mancata la condivisione, ma non la presenza di Dio nel nostro servizio sacerdotale.



La bellezza del Vangelo della natività tocchi il nostro cuore. Commuove, infatti, Dio che si fa bambino, affinchè noi possiamo amarlo, osiamo amarlo, e, come bambino, si mette fiduciosamente nelle nostre mani, accettando di limitarsi ad un tempo, pur essendo eterno, e a un luogo, pur essendo infinito. Dio dice quasi: so che il mio splendore ti spaventa, che di fronte alla mia grandezza tu cerchi di affermare te stesso. Ebbene, vengo a te come bambino perché tu possa accogliermi e amarmi.



Ecco allora il significato del nostro Natale: Gesù si fa piccolo e povero, e interviene nella storia visibilmente. La povertà, l’essere nulla, non contare nulla diventano il terreno comune dove Dio e l’uomo si incontrano. Chi è nulla e non pretende di essere qualcuno, chi non ha niente da metterci di suo ricevendo gratuitamente dall’iniziativa di Dio, costui è nella situazione privilegiata per accogliere e vivere il Natale del Signore.



Gesù apre il corteo dei senza speranza, dei senza tetto, dei senza affetto, dei senza lavoro, dei senza diritti, che pure ritrovano il coraggio di rimettersi in cammino per incontrare il volto di un Dio che si fa sorriso sereno e sguardo accogliente. Sfogliando nella mente come in un album l’esistenza dei “nostri” fedeli, quanti di questi appartengono a questo corteo: c’è chi porta il peso della malattia, del tradimento, della menzogna, della vergogna, del lutto. Il prodigio più grande è che Dio ama ciò che è fragile. L’umiltà è l’esigenza rivoluzionaria della nostra fede, la verità appassionata per chi celebra il Natale cristiano e non desidera lo sfoggio della forza, dell’immagine e della prepotenza.



È venuto tra noi, ma noi lo abbiamo accolto? Abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi? Ciò comincia col fatto che non abbiamo tempo per Dio.



Ora Dio è dentro la nostra carne e, se tu piangi, anche Lui imparerà da te a piangere. Se tu soffri, anche Egli conoscerà in pienezza la sofferenza. Ogni vita è sacra, perché ha radici nella santità di Dio. Ascolta: mio Figlio tu sei, oggi ti ho generato. Creatore e creatura si abbracciano, finito e infinito si mescolano. Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia come Dio. Ecco, sarà Natale se, come Giuseppe, daremo spazio al silenzio; se, come Maria, diremo eccomi a Dio; se, come Gesù, saremo vicini a chi è solo; se, come i pastori, usciremo dai nostri recinti per stare con Gesù. Sarà Natale, se troveremo la luce nella povera grotta di Betlemme. Non possiamo desiderare un’avventura più meravigliosa.



Ogni Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente il più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile. Apriamo la porta al Signore che nasce senza temere di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità, per annunciare che il nostro Dio è con noi sino alla fine dei secoli.



Buon Natale!



 



                                                                                                                  Vincenzo Pelvi