OMELIE

Come fuoco e incenso...

Omelia di Mons. Ferretti del 03-06-2017

Omelia per l’Ordinazione Sacerdotale di Carmelo, Giulio e Giovanni
Basilica Cattedrale di Foggia, 3 giugno 2017
Cari amici
stasera invochiamo lo Spirito Santo, il soave persuasore dell’uomo interiore: senza la sua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lo Spirito c’è, anche ora, come al tempo di Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi. A noi non tocca né seminarlo, nè svegliarlo, ma riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro. Lo Spirito c’è e non si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario arriva anche là dove non avremmo mai immaginato. Non dimentichiamo la presenza dello Spirito, cadendo nella tristezza come se Dio ci avesse abbandonato a un mondo cattivo, indifferente ed egoista. Non dobbiamo mai negare la forza e la capacità pervasiva dello Spirito, la Sua penetrazione come fuoco luminoso, incenso benedicente e presenza consolante. Dove è lo Spirito? Dove è la Chiesa! Non hanno lo Spirito Santo coloro che sono fuori della Chiesa; chi vuole avere lo Spirito Santo badi bene di non rimanere fuori della Chiesa. La Chiesa è il luogo dello Spirito; il tempo della Chiesa è quello dello Spirito di Cristo. Con certezza lo Spirito ci lega ad una Chiesa particolare, con la sua storia, i suoi santi, il suo vescovo, il suo presbiterio, un suo territorio e una sua realtà sociale. Chi è toccato dallo Spirito, infatti, non può avere un amore generico alla Chiesa, ma a quella Chiesa in cui la Provvidenza lo ha fatto abitare. Eppure a volte si incontrano sacerdoti e laici che dicono di amare la Chiesa, ma essa di fatto rimane una realtà astratta, teorica, lontana; soprattutto si intuisce che nel concreto costoro non amano affatto la propria Chiesa e ne parlano pure male: la servono, ma in maniera sciatta, senza disponibilità né passione, accontentandosi del minimo dovuto, con atteggiamenti più da funzionari che da figli premurosi. La propria Chiesa la si ama non perché è la migliore o sia esente da limiti e difetti umani, ma semplicemente perché è il corpo di Cristo, di cui tutti siamo parte. Se c’è qualcosa non gradito allo Spirito è la debolezza della nostra diocesanità.  Non esiste, infatti, l’autenticità di un carisma o un ministero che non sia radicato e fecondato da una Chiesa particolare. Cari Carmelo, Giulio e Giovanni, lo Spirito parla al vostro spirito. Si tratta di una presenza nella vostra coscienza, che porta con sé una forza di inte­riore chiarezza. Si manifesta con un avvertimento in­decifrabile, che magari inizialmente è soltanto un disa­gio, ma che, accolto e chiarito nella preghiera, con una obiettiva ripresa dei fatti capitati e dei sentimen­ti ancora informi, diviene parola limpida, anche se ri­mane messaggio fragile e delicato, perché affidato alla vostra libertà. La forza che risuona in voi, con l’Ordinazione sacerdotale, opera un radicale cambiamento, motiva la vostra scelta, produce serenità, gioia e pace interiore. Nella vostra nuova vita di sacerdoti, e dunque di maestr­i nel nome e per conto di Gesù, avrete risultati grati­ficanti: persone che cercano il Signore lo troveranno per la Parola che saprete far comprendere loro; molti, che domandano un significato per le loro giornate vuote e ripetitive, saranno convinti dalla vostra carità che l’amore è ragione di vita. E sarà nell’esultanza dello Spirito che potrete ringraziare. Solo lo Spirito, saprà guidare e soste­nere il vostro ministero, senza impazienze ed esigenze di risultati gratificanti. L’ingresso nel ministero vi vedrà alle prese con decisioni da prendere, con situazioni nuo­ve da vivere. Lo Spirito sarà come forza di Dio che spinge o trattiene e opererà in voi attraverso le condizio­ni in cui vi troverete ad agire con la pri­ma destinazione pastorale. Penso alle persone che non conoscete e le situazioni condizionate da fatti di cui non sa­pete nulla. Non temete … lo Spirito vi farà agire senza biso­gno di spiegazione. Egli si manifesterà nell’i­spirazione ad attuare tentativi apostolici nuovi, pro­prio perché siete all’inizio del ministero. Sarà lui che vi aiuterà ad aprire dialoghi nella chiarezza, per ricercare nuove collaborazioni, per rompere silenzi o abitudini che non aiutano la verità, che non manife­stano la novità del Vangelo. Mentre iniziate il ministero è bello riconoscere, che, sospinti dallo Spirito, partecipate al coraggio apostolico di Gesù. Siate, però, sempre più convinti che solo l’abitudine alla preghiera come ineliminabile riferimento delle vostre giornate vi renderà veramente felici. Non vi è deci­sione più importante e preziosa nella giornata di un pre­sbitero che la fedeltà alla preghiera e la cura della dimensione spirituale e culturale del ministero. Questa consapevolezza vi sarà di aiuto per riconoscervi destinatari di ciò che lo Spirito dice ai presbiteri della nostra Chiesa di Foggia-Bovino: quando sarete sedotti dall’apparenza, dall’esteriorità, dall’opportunismo e condizionati dalle mode e dai giudizi degli altri, lasciatevi mettere in discussione dalla carità, facendo tesoro della sapienza dei più deboli e poveri; quando nei momenti di prova sarete vittime della stanchezza, della solitudine, della delusione e della paura per l’avvenire, confidate nell’iniziativa sorprendente e fedele di Dio; quando cercherete di far convivere la fede con la mondanità spirituale, la vita del Vangelo con logiche di potere e di successo, rinunciate a inutili ambizioni e all’ossessione di voi stessi; quando sperimenterete la tiepidezza del compromesso, l’indecisione calcolata, l’insidia dell’ambiguità, aprite il cuore alla presenza insostituibile del Signore; quando sceglierete il calcolo del minimo sforzo, l’arte di evitare le noie, la difesa del dovuto, gli orari protettivi della propria comodità, apritevi con coraggio al dono e alla missione, approfittando di ogni occasione per farvi prossimo. Come diceva don Primo Mazzolari: il prete è folla, pastore ed eremita. Folla, perché è preso dal popolo di Dio; pastore in quanto deve guidare il gregge a lui affidato; eremita dal momento che è tenuto a custodire spazi per la preghiera e lo studio, mantenendo una costante tensione armonica tra amore di Dio e per i fratelli. Cari Carmelo, Giulio e Giovanni, siate innamorati di Dio, desiderosi di rispondere al suo amore con un amore umile, ma tenero, appassionato e disposto a far compagnia al suo dolore e alla sua gioia in ogni momento. Siate ricchi di sapienza spirituale, capaci di vivere sempre il primato della carità: fate strada a Gesù e al suo amore infinito, piuttosto che farvi strada in questo mondo. Non a noi, Signore, dà gloria; ma al tuo Nome. 
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Dona alla nostra Chiesa, che solo in te confida, i tuoi santi doni.
† Vincenzo Pelvi