INTERVENTI

La cultura del noi

Messaggio per il nuovo anno 2021

(pubblicato il 31-12-2020)
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La cultura del “noi” - Messaggio augurale per il nuovo anno

Carissimi,

segnato dalla crisi sanitaria del Covid, il 2020 ha aggravato problematiche tra loro connesse, come quelle alimentari, economiche, migratorie, provocando gravi sofferenze e inediti disagi. Nutriti da manie di grandezza e oppressi da impazienza e ansia abbiamo messo in discussione lo stesso senso della vita. Si è respirato un inquinamento del cuore, che ha reso i volti meno sorridenti e più cupi, tanto da non salutarsi e guardarsi in volto. Cosa siamo diventati da quando abbiamo perduto la normalità del nostro esistere? Eppure, evitando di fuggire da noi stessi, potremmo iniziare un viaggio interiore e trovare quella “fraternità” che Papa Francesco definisce come bussola per orientare il nuovo anno e l’intera esistenza.

Sfidando scetticismo, rassegnazione e paura, impariamo a prenderci cura gli uni degli altri e del creato, debellando ogni forma di indifferenza, scarto e scontro, investendo su una cultura dell’incontro, della gentilezza e del perdono. L’incontro e la gentilezza sono necessari per affrontare e superare i conflitti che si generano nella vita dei singoli e delle comunità. Nell’animo di ogni persona passa il confine tra il bene e il male e nessuno deve sentirsi in diritto di giudicare, ma piuttosto avvertire il dovere di migliorare se stesso. Gli altri vanno incoraggiati, confortati, consolati e stimolati. La gentilezza non è un atteggiamento di buonismo ma lo stile di chi non ferisce con parole e gesti che umiliano e rattristano, irritano e disprezzano. Anche perdonare, non vuol dire permettere che si continui a calpestare la dignità propria o altrui, lasciando che un criminale continui a delinquere. Chi patisce ingiustizia deve difendere, senza ira, i diritti e custodire la propria dignità. Come pure perdonare permette di cercare la giustizia senza cadere nel circolo vizioso della vendetta né nell’ingiustizia di dimenticare.

Di qui la cultura del prendersi cura che richiede un processo educativo che nasce in famiglia dove si impara a vivere in relazione e rispetto reciproco e si consolida nella scuola e nell’università, dove si veicola un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità di ogni uomo e di tutto l’uomo.

La speranza è che la pandemia insegni a scegliere il “noi” e non l’io, a mettere il bene comune al posto dei troppi beni che si sono rivelati tutt’altro che bene. Sarebbe, questo sì, l’augurio di responsabilità per superare un attivismo affannoso e un godimento che non regge più. Beati coloro che, nel nuovo anno, afferrano il presente con mani libere, perché diventeranno, senza saperlo, costruttori di un futuro ricco di amore e di pace.

Buon anno!

† Vincenzo Pelvi