OMELIE

Donna di sicura speranza

Omelia di Mons. Ferretti del 15-08-2017

S. Messa stazionale nella Solennità dell'Assunzione - Basilica Cattedrale di Foggia

Carissimi,
è significativo soffermarsi sulla bellissima immagine riportata nella prima lettura di oggi: “Vidi una donna vestita di sole, era incinta e gridava per le doglie del parto”. L’immagine si riferisce alla Chiesa, all’umanità, alla Vergine Maria, ma direi anche a ciascuno di noi, nonostante il peccato che ci attraversa e ci ferisce (Ronchi). Abbiamo una stessa vocazione: essere creature che generano vita e che contrastano il male, rappresentato dal grande drago rosso, che distrugge e uccide. Ma il futuro del mondo non può essere avvolto dalla morte, ma dalla vita.
Lo affermiamo con forza in questi giorni in cui il dolore e lo smarrimento provocati dalla disumana uccisione dei due innocenti cittadini di San Marco in Lamis, invocano una seria riflessione sul tessuto culturale ed etico del nostro territorio. A nessuno sfugge un vuoto di valori, la cancellazione della memoria, l’asfissia dell’egoismo nei diversi campi dell’agire individuale e sociale, veicolati dai media. Basta riferirsi, per qualche esempio, alla spettacolarizzazione della politica, all’individualismo esasperato, all’aspirazione a conseguire tutto e subito senza sforzo, a partecipare alla grande festa dei consumi. Ciò che preoccupa è una cultura senza valori dove è saltato ogni confine tra lecito e illecito, tra legalità e crimine in diverse sfere della vita privata e pubblica. Di qui un appiattimento delle coscienze, la lotta per il successo e la conservazione gelosa di privilegi.
In tale contesto, quello che viene definito “nuovo” è solo illusorio, perché tende ad annullare la memoria del passato, le norme e le regole, le responsabilità e i meriti. In particolare è vecchia quella politica impastata di arroganza, vanità, sopraffazione verbale; è vecchio ogni modo di privilegiare interessi di parte, sia aziendali, professionali, corporativi e parentali; sono vecchi i metodi di acquisizione del consenso, basati su promesse, privilegi, concessioni; è vecchio l’uso dei media che dicono mezze verità con il sorriso sul volto.
Di fronte a questi segni di mancanza di valori e di etica è urgente una “mobilitazione delle coscienze” che faccia amare la legalità perché ci sia una cultura di cittadinanza, un forte senso di appartenenza allo Stato, una convinta partecipazione alla vita civile, fondata sulla regola del diritto e su norme chiare e certe, rispettate da amministratori e amministrati. In realtà si semina legalità dando importanza a tutto ciò che è pubblico, come cosa che va rispettata da tutti e non come cosa di cui tutti possono impadronirsi o disinteressarsi secondo le convenienze particolari di individui, famiglie e gruppi. Educarsi allo spirito pubblico come segreto per avviare una socialità relazionale che sappia parlare nel quotidiano e metta l’uno accanto all’altro governanti e governati.
Dobbiamo chiedere alla Vergine Maria un cuore di luce, creare segnali di vita attorno a noi e non arrendersi mai, rovesciando le logiche umane. Opportunamente nella preghiera del Magnificat si ricorda che Dio confonde i sapienti con le loro macchinazioni, rovescia i potenti, ricolma di beni gli affamati e manda i ricchi a mani vuote. Allontaniamo, perciò, ogni forma di malavita, che si erge in maniera subdola come una ragnatela che tende ad espandersi, a contagiare, imponendo complicità e infestando la politica, l’economia e la stessa società.
La corruzione – insegna Papa Francesco – non rappresenta una somma di peccati, per quanto gravi e neppure uno dei tanti vizi del cuore. È un male qualitativamente diverso. Difronte a Dio, che non si stanca di perdonare, il corrotto si stanca di chiedere perdono. Alla radice di ogni corruzione c’è la stanchezza della trascendenza. Combattere la corruzione diventi la priorità di tutti, attraverso il recupero di una dimensione etica, che porti chiunque abbia la sensazione di pratiche corruttive alla denuncia e alla conversione. Ciascuno ha responsabilità nei confronti del proprio fratello e rovesciando l’interrogativo di Caino, possiamo dire al Signore “sono io il custode di mio fratello”. Si e veramente uomini nella misura in cui ci avviciniamo agli altri. Un nuovo umanesimo esige che l’uomo si definisca tale anzitutto per la cura che ha verso i suoi fratelli e la storia.
L’Assunta è la festa del nostro cammino verso una vita santa. Siamo umanità dolente, ma decisa; umanità ferita, caduta, eppure incamminata; umanità che ben conosce il tradimento, ma che non ha paura, che ama con la stessa intensità il cielo e la terra.
Santa Maria, donna vestita di cielo, fa’ scendere fino a noi una benedizione di speranza su ciò che rappresenta il nostro «male di vivere», benedizione sugli anni che passano, sulle tenerezze negate, sulle solitudini patite, sulla lotta contro la corruzione, che ci insidia ma che non vincerà, perché l’amore è più forte della morte.
+ Vincenzo Pelvi