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Discorso in occasione del conferimento del XX Premio per la Pace

tenuto da S.E. mons. Tobji lo scorso 1 aprile

(pubblicato il 03-04-2017)
Immagine di Discorso in occasione del conferimento del XX Premio per la Pace

Eccellenza Reverendissima Mons. Vincenzo Pelvi

Dottoressa Maria Tirone, Prefetto

Le autorità civili e militari

Le autorità Rotariane, Professor Luca Gallo, Governatore

Signore e Signori presenti

Salàm – Pace, questo è il nostro saluto. Da noi, per salutare, si dice Salàm – Pace.

Innanzitutto, vorrei esprimere la mia gratitudine al Rotary Club, che mi ha scelto per conferire il XX Premio per la pace. Ne sono veramente onorato, sapendo che ogni anno, il premio si dà a persone od organizzazioni prestigiose. Conoscendo me stesso, so di non essere la persona adatta per tale onore e premio, ma considero me stesso come canale, per il quale va questo premio alle persone meritevoli, intendo: le povere famiglie, le persone anziane, sole, i bambini, i feriti, le mamme e papà in doglie, e tutti quelli che hanno sofferto e soffrono tutt'ora le conseguenze indicibili della guerra in Siria, soprattutto gli abitanti della città di Aleppo.

Infatti, sei anni fa, quando sentivo la parola "guerra" mi veniva in mente gente che patisce, siccome tutti noi abbiamo visto dei documentari su varie guerre, e forse abbiamo anche pianto vedendo questi film. Però finché non mi toccava, rimaneva al livello della compassione. Ma vivendo sotto il giogo della guerra, vivendola sulla propria pelle, è, purtroppo, tutta un'altra cosa! Non ci sono parole che descrivono, in modo adeguato, la misera situazione e la sofferenza in cui si "vive"! Alcuni soffrono per la morte dei loro famigliari e dei loro cari, dei loro bambini. si muore gratis senza senso! Altri soffrono per le ferite e le mutilazioni. Altri la perdita della propria casa, fabbrica, negozio, lavoro, a causa della distruzione, perdono tutto quello che hanno guadagnato nella vita. Altri soffrono la fame e la sete (di questo ce ne sono episodi a non finire, soprattutto quando si è assediati, da parte dei terroristi, per mesi nella città che conteneva quasi 4 milioni di abitanti, o quando tolgono la materia più preziosa nella vita, che è l'acqua, per riscatto). Altri soffrono gli effetti psichici del terrorismo. Altri la persecuzione. Altri l'emigrazione, inclusa tutta l'avventura in mare per arrivare alla mèta. Altri la solitudine dopo essere lasciati dai figli emigrati. Tutti soffrono a causa della scarsità di medicine e di viveri. Tutti soffrono a causa della mancanza di elettricità (quindi disoccupazione e povertà). E la lista continua...

Davanti a queste sofferenze, la Chiesa, con tutte le sue comunità ed organizzazioni presenti in Aleppo, non poteva rimanere con le mani in mano! Ha cominciato a prendere delle iniziative, piccole all'inizio, ma pian piano si sono allargate nel campo caritativo e umanitario. Oggi la nostra Arcidiocesi Maronita di Aleppo, interviene in diversi campi: nel campo sanitario abbiamo potuto procurare le cure mediche a centinaia di malati, inclusi gli interventi chirurgici; abbiamo aperto anche un centro protesi e fisioterapia per i mutilati. Nel campo educativo sosteniamo oltre 120 studenti e universitari che ora possono studiare gratuitamente, e un centro educativo per i bambini sfollati; inoltre distribuiamo mensilmente pacchi alimentari per 400 famiglie; sosteniamo l'alloggio di alcune famiglie sfollate; sosteniamo anche dei piccoli progetti; abbiamo 4 Pick-Up serbatoi per distribuire l'acqua alle famiglie; abbiamo messo a disposizione alcuni bagni nell'Episcopio affinché la gente possa farsi la doccia; una lavanderia per servire gratuitamente le persone anziane (sempre per mancanza di elettricità e acqua); e nel mese prossimo, metteremo in piedi una piccola fabbrica di mattoni, dove potranno lavorare 40 persone. Ma questa è una goccia che si perde nel mare dei bisogni: infatti, oltre questo, ci aspetta ancora costruire le case e le chiese (noi Maroniti di Aleppo siamo rimasti senza chiese), ma il compito più difficile è costruire le anime secondo i valori umani e cristiani, ed ancorare la riconciliazione come prima colonna nell'edificio della pace. Ritornando sul tema della "guerra" e meditando sulle sue radici, vediamo soltanto superbia, arroganza, affari economici e accumulo dei beni materiali (che poi si sprecano), brama di potere, egoismo, e via dicendo. Ma il peggio è che tutto questo si realizza a scapito della vita della povera gente innocente! Quanta ingiustizia, che malvagità demoniaca! Perciò, da questa sede, voglio lanciare un grido alle coscienze ed ai cuori dei politici, e a tutti quelli che pretendono di governare il mondo, dicendo: BASTA! Basta con la guerra, basta vendita di armi, levate le sanzioni economiche che uccidono soltanto i semplici cittadini, basta con l'embargo che strangola gli innocenti. Basta al deviamento della verità. Basta! Accontentatevi di quello che avete (comunque non porterete niente nell'Aldilà. "Non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre!", disse Papa Francesco), trattate i popoli vedendo in loro degli uomini, non pedine degli scacchi, non dei numeri, siamo tutti nati uguali, siamo tutti esseri umani... È meno costoso costruire la pace che darsi al fuoco della guerra. La pace significa elevarsi al livello umano, e anche al livello divino, al livello del Regno dei Cieli dove regna l'Amore e la Pace in eterno. La pace è il valore più prezioso nella vita, dove regna la pace, regna la felicità. Costruiamo la pace e conserviamola cara, come l'unico tesoro che non può essere sostituito. "Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5, 9). Di nuovo, grazie... e auguro al Rotary Club il successo nel sensibilizzare e costruire e difendere la pace nel mondo.

+ Joseph Tobji