OMELIE

Alla scuola della Mater Purissima

Omelia di Mons. Ferretti del 21-11-2020

Omelia per la solennità della Mater Purissima, patrona del Seminario diocesano

Carissimi,
desidero invitarvi in questa solenne circostanza della Mater Purissima a riscoprire la virtù della purezza cristiana, in un tempo in cui tante immagini offendono Dio e la dignità della natura umana. Ogni cristiano è chiamato alla purezza. Desideroso di vedere Dio e innamorato di Gesù, non può seguire la carne nei suoi desideri. Il peccato di impurità è certamente lasciarsi andare al male e alla tristezza. In realtà, verso il corpo e la sessualità sono possibili due atteggiamenti contrapposti: quello della virtù e del vizio, l’uno frutto dello Spirito, l’altro opera del peccato. Il primo atteggiamento è conservare il dominio di sé, mentre con il secondo permettiamo alla sessualità di disporre a proprio compiacimento per scopi egoistici e diversi da quelli per i quali ci è stata donata dal Creatore. Lo ricorda l’apostolo Paolo, suggerendo che non è lecito darsi all’impudicizia, perché non siamo nostri ma di Cristo e non si può disporre di ciò che non è nostro. La purezza cristiana non consiste tanto nel dominio della ragione sugli istinti, quanto nell’affidare a Gesù la guida della nostra persona, ragione e istinti. Se il corpo è il tempio dello Spirito, l’impurità è usare violenza non al mio ma al corpo del Figlio di Dio che è in me. Certo, la purezza non si basa sul disprezzo del corpo, ma al contrario sulla stima grande della sua dignità, in quanto ciascuno è destinato alla risurrezione della carne e tutto l’essere si trasforma momento per momento in luce radiosa. Lo si può verificare soffermandosi sulla purezza della parola e dello sguardo. Quante volte usiamo parole volgari, un linguaggio osceno, falso e doppio, mentre Gesù ci ricorda che il nostro parlare sia «sì, sì e no, no». La purezza è verità, è relazione ispirata da sincerità. C’è poi la purezza degli occhi e dello sguardo. Uno sguardo cattivo, un pensiero inopportuno, anche se non fa del male fisico all’altro, non è presente solo nella mente e nell’animo di chi lo commette, ma inquina e sporca l’ambiente morale dell’uomo. Purtroppo, oggi ci si vergogna più della virtù che del vizio. Abbiamo un cuore malato, da cui nasce l’astuzia del diavolo e non la legge della grazia. La festa della Mater Purissima fa risplendere su di noi la bellezza e la santità della esperienza cristiana: lottiamo perché tutto sia puro, con tenacia e umiltà, nonostante ogni debolezza e fragilità. Lanciamo una sfida: testimoniamo l’innocenza originaria della creatura e delle cose, risvegliando la nostalgia di innocenza e di semplicità di cui siamo impastati. Sì, perché l’innocenza è possibile e concreta e quotidianamente ci viene offerta dalla Parola di Dio e dall’esperienza dei sacramenti. Tra qualche giorno inizia l’avvento e Gesù ci avverte di stare attenti, vegliare e non essere distratti e superficiali. Attorno a noi c’è un sonno che addormenta la coscienza dell’uomo, rendendolo estraneo e indifferente alla presenza di Cristo e del mondo. Come c’è tanta superficialità unita a banalità, fuga del pensare e voglia solo di godimento, uno stato di stordimento morale che impedisce le cose spirituali. Non bisogna temere. C’è la presenza di Maria, nuova creatura che ci avvolge con quella bellezza eterna sin dal principio del mondo, anche quando portiamo le stigmate laceranti della bellezza brutalizzata.
Mater Purissima, prega con noi, prega per noi.
Vincenzo Pelvi