OMELIE

Rivestiamoci di Cristo

Omelia di Mons. Ferretti del 31-03-2021

Messa crismale - Basilica Santuario Madre di Dio Incoronata - Foggia

Carissimi,
il Vangelo odierno presenta Gesù che ha iniziato la sua vita di insegnamento. Torna a Nazareth, a casa sua; entra di sabato nella sinagoga e legge la scrittura. Riceve il libro, lo apre, cerca il passo di Isaia, lo proclama, lo richiude, lo consegna all’inserviente e lo commenta con semplicità e autorevolezza. Gesù parla di sé: lo Spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare il Vangelo ai poveri. Il Vangelo è la sua stessa vita, perciò quando annuncia la Scrittura parla di sé. Come nella sinagoga, stasera gli occhi di tutti sono fissi su Gesù, cuore della nostra vita e del ministero che per grazia ci è stato affidato. Con sguardo contemplativo, dagli occhi del Salvatore, arrivano scintille di santificazione per un esame di coscienza in questo giorno natale del sacerdozio. Cosa è diventata la mia vita? Che ne ho fatto del mio sacerdozio? Come sto vivendo il ministero? Dietro queste domande, forse c’è l’esplicito riconoscimento che qualcosa della nostra esistenza ci è sfuggito di mano e ci troviamo a pensare il contrario di quanto immaginato nel giorno della nostra Ordinazione. Penso agli anni che passano e ci spiazzano con eventi inattesi, relazioni personali improprie, amarezza per cambiamenti di incarichi pastorali, crisi che accompagnano le diverse fasi della vita. Vorrei che insieme tornassimo alla passione degli inizi e, senza ragionamenti, ascoltassimo la gioia di quella voce che sprigionò in noi la sequela del Maestro, a cui promettemmo di donarci per sempre. Ma quanta trascuratezza dinanzi al ministero sacerdotale! Eppure non dobbiamo temere, scoraggiarci, aver paura. Rientriamo in noi stessi, risvegliando anche attraverso sforzo e fatica quella obbedienza piena al Vangelo. Si diventa ogni giorno sempre più preti innamorati di Cristo, nel cuore della Chiesa, attraversando le difficoltà e le problematicità. Evitando l’anestesia del non pensare, vorrei con voi soffermarmi su alcune situazioni della nostra esistenza spirituale, pastorale, affettiva. Sul piano spirituale, la preghiera si sta riducendo al lumicino, manchiamo di un accompagnamento e, perciò, c’è scarsità di progressi spirituali. Tutto diventa abitudine, anche la celebrazione dei sacramenti e si crea un’attenzione alla vita privata personale, parallela a un servizio ministeriale pubblico. Sul piano pastorale, stiamo identificando il nostro servizio ecclesiale con la riuscita dei progetti pastorali, con conseguente frustrazione. Passiamo dallo zelo al dovere e tutto facciamo per dovere e non pe amore. Circa l’ambito affettivo e sessuale, ci poniamo domande su chi ci ama e chi noi amiamo. Si cercano gratificazioni che molti ritrovano nella soddisfazione di prestazioni sacramentali. La mancanza di rapporti di amicizia gratuiti e santificanti, poi, rischia di rendere sempre più gravoso il celibato e cercare vie di soddisfazione affettiva in relazioni clandestine anche navigando in Internet. E così vita spirituale, pastorale e affettiva mette in crisi la fede, allontanandoci dalla passione per Cristo crocifisso. Nulla, però, deve spaventarci. Necessita rinnovare le motivazioni della propria scelta e sviluppare quei passi decisivi per attraversare ogni crisi con l’umiltà di chi si sente fragile. Il perseverare nella fedeltà al Signore risorto, aiuta a crescere verso una fede sempre più spoglia e nuda, sempre più autentica, povera ed essenziale. Le difficoltà che intervengono in una vicenda ministeriale si trasformano, così, in occasione di una rinascita e di un santo rinnovamento. Cari sacerdoti e fedeli, la risurrezione di Gesù non è una notizia da conoscere, ma una grazia da accogliere, per vivere già oggi da risorti, per vedere la luce nel buio, per rinascere ogni giorno che muore. Ogni morte sfocia in una nuova vita: è l’augurio per una esperienza pasquale. In questo anno, vi invito a riscoprire in modo particolare nella preghiera la figura e la missione di San Giuseppe, docile alla volontà di Dio, umile autore di grandi imprese, servo obbediente e creativo. Impariamo da lui l’arte della paternità, benevola e misericordiosa.
La Vergine Incoronata, Regina degli Apostoli, preghi con noi e per noi.
Vincenzo Pelvi
Arcivescovo