OMELIE

Sui passi di Zaccheo

Omelia di Mons. Ferretti del 24-10-2022

Dedicazione della Basilica Cattedrale

Foggia, 24 ottobre 2022

 

Carissimi,

stasera – ciascuno esamini se stesso – devo essere sincero con me stesso. Forse non cerco più Dio. Da tempo non è più il mio primo pensiero al mattino, come se non mi interessasse. Parlo del Signore, ma non mi interessa più di tanto e non mi aspetto nulla da Lui, non mi lascio più plasmare né attirare dalla sua parola come dal gusto della preghiera di lode e dalla bellezza di una relazione che avvolga la mia storia di vita.

Zaccheo racconta l’incontro con Gesù, e Lui si fa presente. È così che avviene: quando la Chiesa racconta e celebra, Gesù, Lui si fa presente. Il Signore viene sempre in modalità imprevedibile, perché noi, prigionieri di presunzioni e orgoglio, non abbiamo categorie mentali adeguate al suo amore.

Eppure a fronte delle nostre paure e infedeltà, Gesù mostra di essere reale e accessibile. Cristo non è un’idea, uno spirito, non è astratto e impalpabile.

Anche noi, come Zaccheo, possiamo incontrarlo con i nostri sensi, vedendolo, ascoltandolo, toccandolo e mangiando con Lui. Il problema è lasciarsi amare: quando? Come? Normalmente noi partiamo dalle idee per arrivare alle cose e, senza un bagaglio di convinzioni, non muoviamo un passo. Eppure, già nell’Alleanza dell’Esodo, il popolo diceva una cosa curiosa: “Quanto ha detto il Signore, noi lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Es 24,7). Eseguire e poi recepire. Primo si segue Cristo, si fa esperienza in noi della sua morte e risurrezione, e poi si inizia a capire.

C’è una schiera di cristiani che prova inutilmente a credere per deduzione. Non si può servire la comunità con una testa pesante di schemi, ma per un atto di sequela che diventa luce interiore e gentile. Dobbiamo ripensare la formazione cristiana: per molto tempo siamo partiti dai dogmi per arrivare alla vita cristiana con risultati discutibili, ma la Chiesa dei primi secoli faceva l’esatto contrario. Forse è tornato il tempo di educarci ed educare la prossima generazione di fedeli al fargli toccare Cristo con esperienze concrete, perché sappia poi pensare e vivere secondo Cristo, godendo con l’intimità del cuore il rapporto con Dio.

Non rimaniamo accovacciati sull’albero del nostro io invadente e lasciamoci raggiungere dallo sguardo compassionevole e dall’invito amorevole del Signore Gesù. Non riproponiamo passivamente cose, gesti, parole, riti e idee e lasciamoci scuotere, raggiungere, toccare. Amiamo con cuore libero e fiducioso, camminando alla presenza del Signore con rettitudine e speranza.